business innovation - Project Management
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Iniziamo con una domanda: abbiamo ancora bisogno dei project manager? La risposta è un grande, inequivocabile, sì. Per molte ragioni, tutte a loro modo importanti. Prima di entrare nel dettaglio, guardiamo alcuni dati interessanti:

  • Da qui al 2027, la forza lavoro impiegata nel campo del project-management crescerà del 33%, ossia 22 milioni di nuovi posti di lavoro.
  • Entro il 2027, i datori di lavoro avranno bisogno di circa 88 milioni di persone impiegate in ruoli orientati al project-management.
  • E, per finire, il 75% del lavoro nel project-management si concentrerà in Cina e India.

E, indovinate un po’? il settore sta crescendo

Secondo il rapporto PMI pubblicato nel 2021, il project management è una carriera in crescita. Circa il 61% delle aziende si impegna a fornire qualche tipo di formazione per la gestione dei progetti. Circa il 47% delle aziende afferma inoltre di aver definito percorsi di carriera specifici per i project manager.

Lo studio sul Talent Gap del PMI rivela che entro il 2030 saranno necessari circa 25 milioni di nuovi professionisti nella gestione dei progetti. Insomma, il messaggio per quelli che stanno per entrare nel mondo del lavoro sembrerebbe chiaro: vince chi gestisce i cambiamenti, anziché subirli. 

Automazione e digitalizzazione: sfide e opportunità

Non passa giorno senza che qualcuno lanci l’allarme sul rischio di perdita di posti di lavoro dovuta all’automazione e alla digitalizzazione.

I dati – ci dicono – sono chiari: 

  • da qui al 2026 la digitalizzazione farà sparire 85 milioni di posti di lavoro
  • Il McKinsey Global Institute stima che fino al 30% delle ore lavorate a livello globale potrebbe essere automatizzato entro il 2030.
  • Anche Goldman Sachs stima in circa due terzi dei lavori attuali quelli esposti a un certo grado di automazione: questo potrebbe portare alla sostituzione con sistemi di intelligenza artificiale di 300 milioni di lavoratori nel mondo. I settori che verranno maggiormente colpiti, secondo il report, saranno quelli amministrativo e legale, ma anche quello bancario e finanziario.
  • secondo Distrelec, in Italia l’impatto dell’automazione potrebbe riguardare circa 2 milioni di posti di lavoro, il numero più alto in Europa, dopo Germania e Francia.

Alcuni settori e professioni sono considerati più a rischio di altri. Tra i settori più colpiti, secondo gli analisti, ci sono quello legale e amministrativo, quello bancario e la finanza. Le figure professionali più affette dall’impatto dell’automazione sarebbero dunque gli impiegati in ufficio, i ricercatori e ingegneri, i lavoratori edili, i lavoratori dei reparti legali e dell’ambito sociale.

Ma aspettate prima di preoccuparvi. C’è un potenziale enorme dietro le forze trasformatrici e dirompenti dell’automazione e digitalizzazione. I posti di lavoro non si volatilizzano, si trasformano. I settori in cui sono richieste competenze in ambito ambientale (dagli specialisti in sostenibilità agli esperti in energie rinnovabili) e digitale (dagli specialisti in intelligenza artificiale, agli ingegneri del settore Fintech fino agli esperti di trasformazione digitale) sono destinati a crescere in concomitanza con gli investimenti pubblici per incentivare le imprese a investire in questi settori. 

Tra le moltissime incertezze che accompagnano queste trasformazioni, i lavoratori di oggi e quelli di domani hanno una sola certezza: investire continuamente su sé stessi. Il primo e di gran lunga più importante di tutti i progetti professionali che i lavoratori degli anni 2020 e oltre dovranno gestire riguarda se stessi.

Questo significa mettere insieme organizzazione personale, conoscenza e competenze, soprattutto quelle nuove, che oggi chiamiamo “trasversali”. Eccone alcune:

  • la capacità di raccogliere e analizzare flussi di dati, da fonti diverse; 
  • saper gestire rapidamente informazioni discordanti, filtrando quelle affidabili da quelle false; 
  • l’immaginazione e la creatività strategica, da esercitare attraverso la comunicazione, su tutti i principali canali mediatici, sia tradizionali che digitali; 
  • soprattutto, la capacità di creare consenso e fiducia su questioni controverse (e in rapida evoluzione), interagendo con voci e attori diversi.

Il project manager del prossimo futuro ha un po’ di tutte queste competenze, e proprio per questo diventa una risorsa fondamentale per l’azienda.

La componente umana del Project Management: l’importanza di empatia e capacità manageriali

Vi starete forse chiedendo: è tutto qui? (più) Formazione e (più) competenze faranno di me un buon project manager?

Non così in fretta. Abbiamo già detto che gli ingredienti fondamentali del project management includono capacità organizzative (aiutare il team a organizzare e portare avanti i carichi di lavoro entro tempi definiti, mantenendo l’attenzione sui tempi e i costi) e conoscenza (capacità di assicurarsi che vengano applicate le migliori prassi esistenti nel settore). 

Secondo lo studio “Pulse of Professions 2020” condotto dal PMI le skills fondamentali sono:

Manca una dote, ed è rara da trovare. Si chiama empatia. Implica la capacità di percepire i sentimenti altrui, immaginare come qualcuno potrebbe sentirsi in una certa condizione, e preoccuparsi del benessere degli altri. Helen Reiss, una ricercatrice che ha dedicato la sua carriera allo studio dell’empatia, ha scritto che il mondo avrebbe bisogno di una vera e propria “rivoluzione empatica”.

Le capacità empatiche sono fondamentali per consentire a chi si occupa di project management di avere un impatto tangibile sul successo dell’azienda di cui sono parte: 

  • Una ricerca di Catalyst una leadership non empatica può causare danni irreversibili alla qualità del lavoro. Pensate che solo il 13% dei lavoratori con leader poco empatici dichiara di riuscire a essere spesso innovativa sul lavoro.
  • L’Harvard Business Review ha rilevato che tra le principali aziende mondiali, quelle che basano il loro approccio sull’empatia registrano prestazioni commerciali superiori del 20% rispetto ai concorrenti “non emphatizer”.

Cosa serve per coltivare project manager che siano talentuosi, motivati ed empatici? Il contesto imprenditoriale in cui si trovano ad operare è importante. La capacità di attrarre e trattenere i talenti migliori sul mercato è per un’azienda una sfida prima di tutto manageriale. Qualunque azienda, grande o piccola, ha bisogno di sviluppare un’offerta professionale attraente e gratificante per chi ci lavora o vorrebbe lavorarci.

Non è sempre stato così. Pronti a viaggiare nel tempo? Facciamo un salto nella seconda metà degli anni 80. Un’azienda che vuole crescere sul mercato ha bisogno di due elementi fondamentali: i macchinari (asset) e la forza lavoro. Il mercato dell’epoca premia la capitalizzazione in borsa, ossia il prezzo che gli investitori sarebbero stati disposti a pagare per comprare quote di quell'azienda. 

Facciamo un salto in avanti ora. Siamo negli anni 90. Entrambi gli indicatori hanno perso rilievo:

  • Gli asset fisici in particolare, sono percepiti dalle aziende come una zavorra che rallenta la performance imprenditoriale. Possedete uno smartphone della Apple? Dovreste sapere che l’azienda che lo commercializza non possiede nessuna delle fabbriche in cui è stato prodotto.
  • La forza lavoro rimane fondamentale ovviamente. Ma le tecnologie digitali hanno trasformato irreversibilmente il modo in cui si lavora, i tempi di produzione, le forme contrattuali e le competenze. Se oggi avete ordinato il pranzo attraverso un’App sul telefono, vi siete spostati chiamando un Uber e magari avete dormito in un alloggio di Airbnb, beh sappiate che nessuno di coloro che ha lavorato per voi è dipendente delle aziende a cui vi siete rivolti.

Cosa significa tutto questo per le competenze manageriali? Soprattutto due cose. Anzitutto, che la gestione di un progetto segue una linea orizzontale e non più verticale, dall’alto in basso. Secondo, che l’azienda e i suoi vertici sono parte di un sistema reticolare in cui ogni nodo dipende dagli altri. Le idee imprenditoriali di successo nascono solamente se c’è una base orizzontale e reticolare da cui possono trarre forza.

Questo spiega perché le prospettive di crescita, professionale e salariale, sono molto allettanti. Per esempio:

  • In Italia, ad esempio, il salario medio di un project manager si attesta sui 51,500 Euro lordi all’anno (all’incirca 2,500 Euro netti al mese) incluso il salario di base e accessorio. Con l’aumentare degli anni di esperienza, anche il salario aumenta significativamente. Dopo 10 anni di carriera si attesta sopra i 66,000 Euro lordi annui, fino a oltre 80,000 Euro lordi annui dopo 20 anni di carriera. 

  • In Spagna, il salario medio del Project Manager si aggira tra i 43,000 Euro e i 48,000 Euro annui. In Danimarca raggiunge le 96,000 Corone mensili, mentre in Austria può arrivare 66,097 Euro l’anno. Infine, in Irlanda un Project Manager può ambire a uno stipendio di 70,000 Euro, o 35,90 Euro orarie.
     
  • Diamo uno sguardo fuori dall’Europa. Negli Stati Uniti, un Coordinatore del progetto può arrivare a guadagnare $58.976, un Assistente responsabile del progetto $ 50.680 e un Responsabile di progetto senior $164.777. In India, lo stipendio medio come Project Manager è di 1.960.000 INR all'anno. In Cina, lo stipendio medio come Project Manager è di 65.000 CN¥ al mese. 

Ultimo appunto interessante. L’empatia si può insegnare e apprendere. Noi di Talent Garden lo facciamo da tempo. Nel 2020 abbiamo intervistato Anna Cappi, la direttrice e primo docente del corso in Project Management al Talent Garden Rainmaking a Copenhagen. Arrivati a questo punto, non vi sorprenderà certo leggere nell’intervista ad Anna tantissimi riferimenti all’empatia. Attraverso una rete di professionisti provenienti da diversi percorsi professionali e di studio, puoi generare uno scambio virtuoso di competenze, tra cui la capacità a relazionarsi ai bisogni altrui.

In conclusione

Abbiamo iniziato questo articolo chiedendoci se la figura dei project manager avesse ancora un senso nel panorama professionale contemporaneo. Siamo passati dalla formazione delle competenze, manageriali e non, alle trasformazioni aziendali. 

Abbiamo detto che in un contesto professionale che evolve più rapidamente rispetto al passato, e lo fa in modo difficilmente prevedibile, la formazione e l’aggiornamento delle competenze è oggi il “confine invisibile” che separa coloro che sono capaci di gestire strategicamente progetti complessi e di lungo termine, dalla forza lavoro non qualificata o scarsamente qualificata.

Siete pronti alla sfida?

Sia nel caso in cui siate giovani che si affacciano al mondo lavorativo, oppure professionisti affermati che hanno già una solida carriera alle spalle, potrebbe essere una buona mossa quella di considerare un corso di formazione o aggiornamento nel campo del project management. Ce ne sono tante di ragioni, ma la principale è che vi aprirà la strada alla gestione ottimale delle incertezze future.

Articolo aggiornato il: 09 ottobre 2023
Talent Garden
Scritto da
Talent Garden, Digital Skills Academy

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