- Home
- Business Innovation
- La Leadership nell’era digitale. Cosa distingue i migliori?
La Leadership nell’era digitale. Cosa distingue i migliori?
L’identikit del leader
E tu, hai le credenziali giuste per essere un leader?
Proviamo a esplorare assieme le caratteristiche della leadership, partendo da alcune domande: Che aspetto ha un leader? Come si comporta sul lavoro? Che studi ha fatto? Quante aziende ha cambiato? Ma soprattutto, abbiamo tutti la ‘stoffa’ per diventare leader?
Alzi la mano chi non si è posto almeno una volta in vita sua queste domande. Chi prima e chi dopo, ce le siamo fatte tutti, nei momenti cruciali della nostra vita: prima di cambiare lavoro, al momento di iniziare un percorso di studi, oppure nei rapporti quotidiani con i colleghi, i clienti e anche gli amici.
Diciamolo subito, per evitare di fare confusione: non esiste una sola risposta a queste domande, e nemmeno esistono risposte giuste o sbagliate in assoluto. Però ci sono numeri e statistiche molto interessanti che possono esserci di aiuto per orientarci meglio.
Vediamone alcuni:
- Negli ultimi 10 anni la percentuale di top manager in possesso di un Master Executive in Business Administration (MBA) è aumentata costantemente in tutti i Paesi industrializzati: in Francia, per esempio, è passata dal 10% al 18%; in Germania dal 12% a circa il 22%; nel Regno Unito dal 20% al 28% e in Svizzera dal 27% al 29%. Addirittura in Nord America il 54% degli amministratori delegati ha conseguito un MBA.
- La maggioranza dei top manager ha costruito un profilo internazionale, sia studiando all’estero, sia spesso maturando le proprie esperienze lavorative in Paesi diversi da quello di nascita. Pensate che, a livello globale, il 30% dei “working-expats” (persone che vive e lavora stabilmente in un Paese diverso da quello di nascita) ricopre una posizione senior/specialistica, il 17% occupa una posizione di middle-management, e il 13% è composto da top manager/dirigenti. Gli Stati Uniti guidano la classifica dei Paesi per numero di soggiorni all’estero dei top manager. In altre parole, molti top manager hanno fatto esperienza negli Stati Uniti durante la loro carriera, prima di essere nominati nel consiglio di amministrazione nei Paesi da cui provengono.
- Ora un dato che da una parte ci preoccupa, ma dall’altra ci lascia anche ben sperare. Ad oggi, purtroppo, le donne sono ancora in minoranza tra i top manager a livello globale. Ma i dati ci dicono anche che la quota femminile nei consigli di amministrazione è aumentata in modo significativo negli ultimi anni. Negli ultimi 10 anni la percentuale di donne alla guida di gruppi aziendali francesi è aumentata dall’8% a circa il 20%. Nel Regno Unito è passata dall’11% al 25% e in Germania addirittura da 0,5% a quasi il 15%. In Spagna c’è il 22% di donne in posizioni di management, in Austria raggiunge il 24,7%, in Italia sfiora il 20%, mentre in Irlanda è al 19% e in Danimarca supera addirittura il 30%.
- E, per finire, qualche numero sugli stipendi. Chi oggi occupa una posizione di top management in azienda ha ottime prospettive salariali. In Austria un manager di primo livello può arrivare a guadagnare €13,080 al mese; in Italia si attesta sugli €8,140 mensili; in Spagna sono €5,820; in Irlanda è mediamente di €10,000, mentre in Danimarca arriva a raggiungere DKK142,000. Insomma, stipendi niente male e potenzialità di crescita non indifferenti.
La ‘ricetta della leadership’: preparazione, mentalità vincente e curiosità intellettuale
Prendetevi il tempo di guardare questi dati. Notate nulla? Esatto, anche se le differenze sono molto numerose, ci sono anche alcuni punti in comune.
Insomma è vero che la leadership mantiene una connotazione individuale e per alcuni tratti irripetibile, ma in moltissimi casi è il frutto dell’incontro di tre caratteristiche: un’ottima preparazione, il possesso di una mentalità vincente e una grande curiosità intellettuale.
Vediamole meglio.
Alla base della ricetta della leadership ci sono lo studio e la preparazione. Non importa quale sia il settore in cui lavorate, per dominarlo avrete bisogno di studiare e conoscerlo in modo approfondito.
Abbiamo visto prima che molti top manager hanno completato un percorso di formazione MBA. Ma la cosa davvero interessante è che, prima di approdare al master, non esiste uno standard globale per certificare una preparazione d’eccellenza. Anzi, ogni Paese adotta il proprio: in Francia i top manager passano per le “Grandes Écoles”. Nel Regno Unito il canale privilegiato per l’alta formazione è quello delle public schools, mentre in Germania è il dottorato di ricerca a dare accesso alle posizioni di leadership in azienda e nelle pubbliche amministrazioni.
Tanta preparazione, quindi. Ma non basta. Un leader ha qualcosa che molti non hanno, e cioè la mentalità giusta per affrontare e vincere anche le sfide più difficili.
Sì, d’accordo, ma cosa significa mentalità vincente? Anche qui ognuno dice la propria:
- Daniel Goleman nel suo libro “Essere leader” ha scritto che un leader efficace oltre alle capacità intellettuali, ha consapevolezza di sé, sa gestire le proprie emozioni, comprende i sentimenti altrui, sa curare le relazioni interpersonali e, soprattutto, crea risonanza (cioè la capacità di orientare le emozioni del gruppo in senso positivo).
- Howard Gardner dice che la chiave per spiegare la leadership è “la capacità di raccontare una storia”. Il che – fate attenzione – non significa tanto saper comunicare, quanto avere un messaggio da trasmettere agli altri.
- Adam Grant, nel suo libro “Essere originali” ha scritto che la caratteristica più importante del leader non è l’intelligenza, ma la predisposizione mentale – ossia il growth mindset. Il growth mindset, secondo Grant, sarebbe l’elemento essenziale per mantenere vivo il pensiero creativo. Lo dimostra il fatto che è oggi il punto di forza di tutte le grandi aziende tecnologiche e dei leader che le guidano. Da Bill Gates che porta un pc su ogni scrivania, a Steve Jobs che capisce che la tecnologia è comunicazione ed estetica, fino a Jeff Bezos che valorizza i clienti rispetto al prodotto e Mark Zuckenberg che monetizza i rapporti sociali.
Preparazione, mentalità e creatività al servizio dell’azienda
Abbiamo parlato di grandi aziende Tech. Ma il discorso vale per qualsiasi azienda. Quando un professionista possiede il giusto mix delle tre caratteristiche che lo rendono un leader, a guadagnarne non è solamente la persona, ma anche l’azienda presso cui lavora.
Un’azienda capace di crescere e coltivare leadership al proprio interno, è anche un’azienda capace di innovare all’interno di mercati sempre più competitivi.
Parliamone meglio:
- Nel 2009, e cioè poco più di dieci anni fa, meno del 66% delle aziende considerava l’innovazione una priorità, e solo il 58% tra queste prevedeva un incremento della spesa per supportare l’innovazione. Oggi la situazione è cambiata radicalmente, ci dice il Boston Consulting Group. Nel 2023, il 79% delle aziende ritiene l’innovazione sia la propria priorità principale, il 66% intende incrementare la spesa in ricerca e sviluppo e addirittura il 42% vuole aumentare questa spesa di una cifra superiore del 10% rispetto al passato. Sono numeri che certificano l’imprinting manageriale sul pensiero delle aziende e sulle loro strategie di crescita.
- Ovviamente non tutte le aziende innovano allo stesso modo. Le società tech restano le più innovative sul mercato. Nella classifica delle 50 compagnie più innovative al mondo troviamo l primo posto (e per il terzo anno consecutivo) Apple, seguita da Tesla (che guadagna tre posizioni) e poi da Amazon. Sarà un caso che ciascuna di queste aziende è guidata da leader carismatici, preparati e convincenti?
- La caccia al prossimo leader capace di portare un’azienda a crescere e prosperare è ormai una vera e propria sfida globale. I lavoratori più talentuosi sono anche i più mobili. Nel caso della IA, ad esempio, il 53% dei ricercatori top-tier lavorano in paesi diversi da quello in cui sono nati e nel quale si sono formati.
- La maggioranza dei leader tecnologici globali ritiene che l’evoluzione digitale abbia migliorato le prestazioni e la redditività negli ultimi due anni. In quei posti in cui si innova meno e con più sforzo, nascono meno realtà aziendali capaci di capitalizzare e mettere a frutto le idee della loro leadership a livello mondiale. L’Europa per esempio fatica a creare “campioni digitali”. Questo accade anche perché ha speso meno in innovazione. Pensate che, solamente tra il 2014 e il 2019, le grandi aziende europee avevano tagliato del 40% le spese in ricerca e sviluppo.
- Un esempio? Lo sviluppo di tecnologia cloud. Nel 2019 4 aziende americane investirono, da sole, $80 miliardi. Sul versante opposto, in Cina, 3 aziende cinesi investirono $10 miliardi. In Europa invece? Nel 2019 non ci fu una sola impresa che investì più di $1 miliardo. Attenzione perché la posta in gioco tra successo e fallimento della capacità di innovare e crescere con la tecnologica europea è difficile da stimare: uno studio McKinsey 2022 valuta una cifra oscillante tra i €2.000 e i €4.000 miliardi di valore aggiunto al 2040, ossia 1 punto percentuale di PIL Europeo all’anno.
Come coltivare le qualità della leadership?
Abbiamo una buona notizia per voi: se, arrivati a questo punto, pensavate di non avere le doti del leader, siete fuori strada. Certo, alcuni tra noi nascono già predisposti alla leadership. Tutti gli altri però possono imparare a coltivare le doti del leader, attraverso tre semplici passi:
- Per cominciare, guardatevi intorno e provate a imparare qualcosa che vi renda più competitivi rispetto agli altri. Prendete ad esempio la nostra digital creative business school Hyper Island: è un percorso di apprendimento focalizzato sulle materie legate alle competenze digitali, con un forte focus sull’impatto che queste materie stanno avendo sulla leadership. Oltretutto, l’intero percorso di apprendimento è basato sulla community. Insomma: nessuno siede a un tavolo da solo. Ogni lezione sarà uno stimolo nuovo per superare i vostri limiti, imparare a collaborare dividendovi i compiti e unendo le forze.
- Secondo: non rimanete fermi nello stesso posto, a volte per fare il salto di qualità bisogna essere pronti a offrire le proprie capacità ai mercati più ricettivi. Ci sono posti in cui le vostre possibilità di scalare rapidamente nella gerarchia di un’azienda sono molto superiori rispetto ad altri. Qualche tempo fa, ad esempio, abbiamo fatto un reportage su Dublino, spiegando tutte le ragioni che la rendono un posto incredibile per creare un’azienda o cambiare professione.
- Terzo: siate allineati con le nuove tecnologie che stanno trasformando in modo radicale il modo in cui lavoriamo, pensiamo e agiamo in società. Quando qualche tempo fa intervistammo David Bevilacqua, l’amministratore delegato di Ammagamma, ci raccontò che i leader del futuro saranno persone capaci di utilizzare le tecnologie digitali per gestire scenari sempre più complessi.
Cosa distingue i migliori?
Riassumendo: ci siamo chiesti quali sono le qualità che ci rendono leader nell’era digitale. Arrivati a questo punto, possiamo dire che l’identikit della leadership è il seguente:
- Essere preparati. Qualunque sia il tuo campo professionale, devi conoscerlo meglio di chiunque altro.
- Pensare da vincitore. Impara ad ascoltare chi ti circonda; padroneggia l’arte di raccontare la storia giusta, al momento giusto, alle persone giuste; ma soprattutto, metti sempre davanti la tua crescita e quella delle persone con cui lavori.
- Sentire, vedere, imparare. non smettere mai di imparare cose nuove, lasciandoti trasportare dalla curiosità e dal desiderio di confrontarti con gli altri.
Scoprirai che, alla fine, il viaggio sarà valso la pena.