AMANI EDUCATION: Pippo Ricci, dal campo da basket al mondo della formazione
Meet the Taggers.
“Talent Garden è nato intorno a un calcio balilla” è sicuramente uno dei nostri aneddoti del cuore, ma oggi vogliamo dare spazio a nuove parentesi sportive motrici di networking!
È per questo che, il 9 dicembre, nel nostro campus di Milano Calabiana, installeremo un canestro e a portarcelo sarà un ospite speciale: Giampaolo (Pippo) Ricci, capitano dell’Olimpia Milano e fondatore e presidente di Amani Education ODV.
Amani Education è un’organizzazione di volontariato che nasce a novembre 2022 dalla volontà di Giampaolo e della sua famiglia di dare una mano concreta alle popolazioni della Tanzania.
Amani Education, è un progetto di formazione ed educazione: il suo principale obiettivo è l’edificazione, la gestione e la conduzione della “Kisaki Secondary School”, a pochi chilometri da Singida, in Tanzania. Ad oggi la scuola è ufficialmente aperta e la prima classe, composta da trenta ragazze, è stata formata. Ma si può fare ancora tanto.
L’evento del 9 dicembre sarà un’occasione per partecipare e contribuire ai prossimi passi di questa missione, e assistere a tutto ciò che è stato fatto finora.
Ma come nasce un progetto come questo?
Abbiamo intervistato Giampaolo per farci raccontare di più di lui, della sua carriera di sportivo professionista e di come sia nata Amani Education.
Per prima cosa ti chiederei di presentarti e raccontarci la tua storia, il tuo percorso.
Sono Giampaolo Ricci, capitano dell'Olimpia Milano, laureato in matematica e presidente fondatore dell’associazione Amani Education ODV.
A 16 anni sono andato via di casa per provare a inseguire il sogno di giocare a basket. La mia carriera si è svolta un po' al contrario, non sono sbocciato subito ma al contrario ho dovuto fare tanta gavetta, tanti sacrifici, e quasi tutte le serie inferiori prima di arrivare in Serie A. Mi piace dire che mi sono guadagnato tutto da solo, nessuno mi ha mai regalato niente e sono andato a prendermi tutto. Ho fatto l'esordio in nazionale a 26 anni e questo è il mio ottavo anno di Serie A.
La laurea in matematica ci ha effettivamente incuriosito, ci racconti qualcosa di più?
L'idea di avere il piano B e accompagnare lo studio al basket è sempre stata una cosa scontata e molto importante per me. Mi sono diplomato con 100 e lode allo scientifico, quindi è stato naturale iscriversi all'università. Ho scelto matematica banalmente perché mi piaceva, ma soprattutto perché non c'era l’obbligo di frequenza, quindi la mattina potevo allenarmi.
Ci ho messo un po' più di tempo a laurearmi perché giocando ad alto livello ci sono tante trasferte, impegni e allenamenti ogni giorno, però poi arrivare alla fine del percorso e ottenere la laurea è stata una grandissima soddisfazione.
Invece da cosa parte l’idea di fondare Amani Education?
Amani nasce anche grazie all’esempio dei miei genitori che hanno vissuto due anni in Africa, in Tanzania, come medici volontari dal 1988 al 1990. Mio fratello poi è nato nel 1990 a Itigi, che è un piccolo villaggio, in un ospedale abbastanza fatiscente, ed è stato il primo bianco mai nato lì.
Ogni volta che torniamo in Africa viene chiamato non Pier Bruno, ma Mwendwa, che vuol dire “colui che è amato”. Abbiamo proprio un legame forte con quella terra, un legame di sangue.
In cosa consiste il progetto e cosa ha portato fino ad oggi?
Ho deciso di continuare quello che hanno iniziato i miei perché nell'estate del 2022, nel mio penultimo viaggio in Africa, mi sono trovato davanti ad una scuola del posto. Si trattava di un progetto del 2007 e, nel 2022, c'erano semplicemente due blocchi di classi tirati sù con dei mattoni appoggiati. Quando chiesi alla suora missionaria perché quei mattoni non venissero usati per costruire lei mi rispose “avevamo i soldi per i mattoni, ma non per il cemento”. In quel momento ho avuto una sorta di epifania, ho pensato che se non avessi dato una mano io nessuno l'avrebbe fatto.
Ho voluto fortemente mettermi a disposizione di questo progetto: era già tutto pronto, serviva solo un boost. Tornato in Italia ho organizzato un torneo di basket improvvisato raccogliendo 8000 euro e lì ho capito che portando avanti la cosa e strutturandola meglio si sarebbero potute fare grandi cose.
Devo dire che in questi due anni di attività abbiamo fatto tanto e non me l'aspettavo, conti alla mano abbiamo tirato fuori più di 100.000 euro.
La cosa più bella però è che la scuola è partita: il 2023 è stato un anno di lavoro, di costruzione, adesso mancano solo i dormitori da finire ma la struttura è finalmente vivibile.
Nel gennaio 2024 è stata formata la prima classe e la scuola ad oggi è attiva al 100%.
Oltre alle studentesse la struttura è abitata anche dal personale, dai docenti, quindi è un micro mondo, una comunità che sta nascendo. Per noi la consapevolezza di aver dato lavoro a delle persone e la possibilità a 30 ragazze di sognare e di potersi garantire un futuro è motivo di grandissimo orgoglio.
Il nome “Amani Education” è stato scelto proprio per mettere l'educazione al centro del nostro progetto. Amani in swahili vuol dire “pace”, e quindi il senso sarebbe mandare un messaggio di pace attraverso l’educazione e la formazione.
In due anni avete costruito tantissimo, ma quali sono i piani per il futuro?
Sicuramente completare il dormitorio, in cui potranno vivere 120 persone. Al momento la prima classe è tutta femminile, abbiamo deciso di partire così per poi allargare l'apertura anche ai ragazzi.
I prossimi passi sono costruire una chiesa e un campo da basket, e poi in futuro c'è anche l'idea di creare una mensa e un ostello per rendere ancora più sostenibile la scuola, per permettere a chi passa di lì di fermarsi, mangiare qualcosa, e quindi contribuire all'auto sostentamento della comunità. L’idea è che diventi un punto di riferimento per la zona.
C’è da dire che siamo partiti dicendo “vediamo come va” ma in breve tempo abbiamo constatato che c'è una bella risposta, possiamo fare le cose fatte bene. Il sogno sarebbe creare proprio un ponte tra Italia e Tanzania, creare corsi di formazione, e soprattutto delle scholarship per permettere ai meritevoli di accedere a borse di studio.
Adesso l'obiettivo principale è finire la costruzione e poi continuare a sognare, a pensare che questa scuola non ha limiti, le ragazze sono delle spugne, sono incredibilmente dotate, e soprattutto danno valore allo studio, per loro andare a scuola è un'occasione, e noi vogliamo creare questa occasione per loro.
In Talent Garden cerchiamo di promuovere il concetto di trasformazione a 360 gradi, essendo questo il vaso comunicante che c'è tra una fase e l'altra della vita personale e professionale: c'è qualcosa che accomuna la tua vita da sportivo e da matematico, che ti porti all'interno di un progetto del genere?
Una cosa che mi piace raccontare è che quando ho avuto quella sorta di epifania mi è venuta in mente la frase che oggi usiamo spesso ed è un po' il nostro slogan, ovvero “Make it happen”, fallo accadere. In quel momento io ero sotto al sole, in mezzo al vento di quella collinetta, e ho detto “ok, adesso se non lo faccio io veramente questa roba qui non avrà mai una fine”. Questa è un po' la connessione che ho con la mia carriera, perché ho sempre dovuto dirmi “ora sta a me, non ho scuse”,
Questo è stato un il leitmotiv della mia vita professionale negli ultimi 20 anni, perché sono uno molto orgoglioso, che raramente chiede aiuto. Nella mia testa partivo sempre un passo indietro, ero anche svantaggiato fisicamente quindi ho dovuto fare sempre qualcosa in più rispetto agli altri, arrivare mezz'ora prima, andare via mezz'ora dopo, ho vissuto proprio con la voglia di fare di più.
A scuola uguale, così come all’università dove mi sono sentito dire “nella vita non si può fare tutto, se vuoi giocare a basket, pensa a giocare a basket” dopo una bocciatura a un esame. Nello studio poi, contrariamente allo sport dove c’è un feedback immediato, ho dovuto veramente credere nel processo e in quello che facevo e portarlo avanti nonostante tutto.
Un’altra cosa un po' mia è che non devo mai dare ragione a chi mi critica: mi hanno detto spesso, anche persone amiche, di lasciar perdere lo studio vista la carriera sportiva ma per me è sempre stata una questione di principio, io dovevo portare a termine quel percorso.
Quindi direi che questo “Make it happen” è ciò che lega sia il progetto che un po' il mio essere, la mia persona.
Talent Garden e Amani Education condividono la vocazione per la formazione e l’educazione. Entrambe le nostre realtà fanno in modo di costruire qualcosa che resti e sia di valore per dare l’opportunità alle persone di crescere.
Da questo punto in comune nasce la volontà di creare un progetto insieme, vogliamo dare un'anticipazione di quello che stiamo preparando?
Insieme vogliamo raccontare ciò che sta facendo Amani Education condividendone i risultati. Questo sarà il nostro terzo evento come associazione e vogliamo trasmettere concretamente cosa abbiamo raggiunto dopo due anni di lavoro: mi piacerebbe mostrare il video della scuola in attività, del lavoro che facciamo quotidianamente con le ragazze. Vorrei che chi sarà presente possa toccare con mano gli obiettivi raggiunti ed essere testimone del progresso che c’è stato in questi due anni e che ci sarà nei prossimi.
Ti aspettiamo il 9 dicembre nel nostro Campus di Milano Calabiana per un evento natalizio unico nel suo genere: tra aperitivi, una tombola di beneficenza, una gara di tiro e musica DJ-set l’iniziativa mira a raccogliere fondi per proseguire con la costruzione della Kisaki Secondary School.
Scopri qui come partecipare.