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Secondo una recente ricerca, condotta dall’Istituto delle cose ovvie, pare che non basti inserire qualche arcobaleno o dei sottotitoli per rendere un design davvero inclusivo 😱

Lo sappiamo, la notizia è scioccante. Ecco perché abbiamo deciso di approfondire insieme il concetto di design inclusivo.

Accessibilità e Design inclusivo

Ripetiamo tutt* insieme: accessibilità e design inclusivo non sono la stessa cosa 🤓

Capirlo è fondamentale. Se da un lato l’accessibilità è ciò che rende un prodotto facile e pratico da utilizzare, dall’altro il design inclusivo va ben oltre questo concetto.

Il design accessibile si concentra molto sul creare un prodotto finale che possa essere usato, in maniera semplice, da molte persone. Nel design inclusivo, invece, si lavora su tutto il processo creativo, prendendo in considerazione le diverse prospettive e limitazioni di chi dovrà usare quel prodotto. In poche parole: un prodotto o servizio può essere accessibile ma presentare ancora limitazioni per alcun* utenti, cioè non essere inclusivo.

Cos’è il design inclusivo

Se sei un* designer c’è un mantra che sicuramente ha accompagnato la tua formazione: metti l* utente al centro. No, non siamo qui per far crollare tutte le tue certezze, il mantra resta valido. Solo che con il design inclusivo sono l* utenti, al plurale, che devi mettere al centro 👨‍👩‍👧‍👦

Fare design inclusivo significa progettare più modalità di fruizione che si adattino a diversi tipi di capacità. Vuol dire prendere in considerazione le necessità di ogni identità sociale: disabilità, genere, provenienza, età, orientamento sessuale, lingua, ecc.

La sfida è quella di conoscere il più possibile l* utenti per garantire design che soddisfino non solo i requisiti di funzionalità, ma rispettino anche le esigenze e le aspettative della vasta gamma di utenti che useranno il prodotto.

Perché serve

Cosa può fare una persona con un prodotto o servizio che non riesce a utilizzare? 

Disinstallarlo, non usarlo più, chiedere un rimborso. In altre parole: niente. 🥹

Ed è proprio qui che sta il punto. Le persone che usano prodotti digitali hanno provenienze ed esperienze di vita diverse che influenzano il modo in cui possono o non possono interagire con siti web e app.

Il design inclusivo prende in considerazione queste diversità, sia nell’output di prodotto finale che nella fase di creazione. Le persone si aspettano esperienze che tengano conto della loro identità, e come suggerisce la parola, l’identità non è uguale per tutti:

  • Il 10% delle persone nel mondo si identifica nello spettro LGBTQIA. (Fonte: Sondaggio Globale LGBT+ Pride 2021)

  • Il 15% delle persone nel mondo vive con qualche forma di disabilità. (Fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità)

  • Il 44% dei consumatori nel mondo sente di non essere pienamente rappresentato dalle persone che vede negli annunci pubblicitari. (Fonte: YouGov, 2021)

  • Il 49% dei consumatori della Generazione Z, negli Stati Uniti, ha smesso di acquistare da un marchio che non rappresentava i loro valori. (Fonte: Microsoft, 2020)

  • Il 65% dei consumatori nel mondo, afferma di preferire marchi che promuovono la diversità e l'inclusione. (Fonte: Kantar Global MONITOR, 2021)

Insomma un design inclusivo fa bene alle persone, ma aiuta anche il tuo prodotto a posizionarsi in maniera positiva sul mercato. Più il design è inclusivo, più le persone sceglieranno il tuo prodotto al posto di quello di un competitor.

Esempi di limitazioni

Hai presente quando, al tredicesimo rework della giornata, ti si incrociano gli occhi e non riesci più a distinguere un comic sans da un arial? 🤔

Beh, sappi che non succede solo all* designer. Sono molte le persone che soffrono di disabilità visiva in modalità diverse. Non si parla solo di persone non vedenti, ma anche di persone che hanno disturbi visivi meno gravi o di condizioni temporanee dovute alla stanchezza. In questi casi il design inclusivo può trovare soluzioni utili. Le cose da fare possono essere diverse: utilizzare caratteri più grandi, aumentare il contrasto dei colori o integrare funzioni che possano regolare le dimensioni in base alle esigenze dell* utente.

Una volta per riprenderti da un sabato sera impegnativo ti bastava qualche ora di sonno, ora ti serve l’intera domenica e parte del lunedì 🥲
Il motivo è solo uno: non hai più vent’anni. Se invece hai 20 anni o meno ne riparliamo tra qualche annetto 😈
In ogni caso il cambiamento fisico e cognitivo che avviene con l’avanzare dell’età influenza il nostro modo di approcciarci al mondo e ai prodotti: elaboriamo le informazioni in modo diverso e possiamo avere difficoltà di memoria e concentrazione. Ecco, in questi casi può essere utile implementare notifiche in app che aiutino la memoria e fornire documentazione più semplice e completa sul funzionamento di siti e app, tutti aspetti a cui un design inclusivo deve prestare attenzione.

Operare in questo modo è utile a tutt*, indipendentemente dalla presenza di una limitazione o disabilità. Infatti un testo fruibile in più maniere o la possibilità di adattare un formato può rendere la vita più semplice anche a chi per questioni di stanchezza o esterne non può godersi il contenuto nel modo solito. E il punto del design inclusivo sta proprio qui: far sì che un sito o un’app funzionino bene per la maggior parte delle persone.

Iniziare a progettare in modo inclusivo

Sul lavoro, nello sport e pure nel fantasanremo la squadra è tutto, da lei dipendono sconfitte e vittorie. Ecco, con il design inclusivo è uguale. Il primo passo parte dal team: avere in squadra persone con prospettive diverse aiuta a costruire processi diversificati che tengano conto di background e necessità differenti. Ovviamente è impossibile costruire un team che tenga conto di ogni possibile diversità, ma più eterogenea sarà la tua squadra più i risultati potranno essere completi. 

Le linee guida per l’accessibilità sono un altro buon punto di partenza, ma da sole non bastano. Il compito dell* UX designer è quello di fare un passo ulteriore: quali problemi mirano a risolvere le linee guida? In che modo possiamo affrontare quei problemi? Spesso le linee guida non fanno altro che tamponare un problema. La soluzione reale si trova nel momento in cui non si chiede più all*utente di adattarsi ad una barriera (che sia fisica o cognitiva) ma la si abbatte.

Non esiste una soluzione univoca al design inclusivo, ogni team di UX designer dovrà valutare ogni progetto in maniera differente ma con occhio sempre critico e pronto a risolvere le problematiche che ogni design presenta.

Conclusioni

Un buon design ha l’obiettivo di creare un’ottima esperienza per chi lo utilizza e il design inclusivo è il miglior modo per raggiungere questo obiettivo.
Attraverso il design inclusivo si prendono in considerazione una vasta gamma di persone con abilità e prospettive diverse, in questo modo i prodotti diventano più inclusivi per tutt*.
Se hai letto fino a qui ormai avrai capito: da grandi design derivano grandi responsabilità. Non è facile, certo, ma come direbbe l’Istituto delle cose ovvie: le cose giuste non sono mai le più facili.

Articolo aggiornato il: 15 marzo 2024
Talent Garden
Scritto da
Talent Garden, Digital Skills Academy

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