La maternità è un’opportunità per le aziende: le skill uniche delle mamme lavoratrici
Che la maternità sia considerata negativamente dalle aziende non è un’esagerazione, ma un fatto sotto gli occhi di tutti. E se assumere genitori fosse invece un’opportunità? Il divario di genere nel mondo del lavoro può e deve essere colmato, partendo dalla consapevolezza che le mamme e i papà in azienda sono un plus, e non un contro. Procediamo con ordine: spesso si pensa al gender gap come ad un problema femminile che non riguardi l’altra metà della popolazione. In realtà la disparità tra uomini e donne a livello professionale porta ad una grave perdita economica, come fanno notare da tempo diverse istituzioni. Il McKinsey Global Institut, ad esempio, già nel 2015 stimava che, se le donne avessero gli stessi tassi occupazionali degli uomini, il PIL annuo globale aumenterebbe di 28 miliardi di dollari entro il 2025. E poi il Fondo Monetario Internazionale: nel World Developement Report del 2013, intitolato “Fair Play: More Equal Laws Boots Female Labor Force Partecipation”, gli esperti evidenziano come il congedo parentale sfruttato esclusivamente dalle donne sia controproducente tanto per le lavoratrici, quanto per i datori di lavoro. Assentarsi per lunghi periodi come quelli corrispondenti con la nascita dei figli, infatti, ha come conseguenza la perdita di skill e guadagni, perdita che potrebbe essere evitata distribuendo il congedo sulle due figure genitoriali.
E no, questo non significherebbe rendere più difficile la vita agli uomini e ai loro datori di lavoro: sono infatti diversi gli esperti che finalmente sottolineano come le competenze genitoriali rendano i lavoratori più produttivi e skillati. Essere mamma, quindi, porta vantaggi all’azienda. Come? Pur cambiando le priorità (i figli diventano parte integrante della quotidianità ed è quindi giusto e legittimo prendersi del tempo anche estemporaneo per occuparsi di loro), le competenze che la maternità (e la paternità, quando vissuta appieno) porta con sé sono diverse, e riguardano soprattutto le soft skill. Partiamo dall’organizzazione: i genitori devono, per forza, imparare ad organizzare le giornate nella maniera più produttiva e pragmatica possibile. Traslare questa competenza sulla propria professione permette di incastrare meglio i compiti ottimizzando efficacemente tempo e spazi. Ci sono poi la capacità di delegare (la cui importanza la si comprende proprio nel momento in cui si diventa mamma o papà), quella di ascoltare (l’empatia non è innata, bisogna allenarla), quella di risolvere i problemi improvvisi che punteggiano le giornate. Infine, vanno ricordate la competenza relativa alla pianificazione e quella al lavoro in team, sia come parte di esso, sia come leader di una squadra di lavoro. Al di là delle soft skill, anche le hard skill più tecniche ne escono rinforzate. Una mamma, non dimentichiamolo, sa infatti reinventarsi sempre, man mano che i figli crescono e man mano che cambiano le esigenze della famiglia. Sa, quindi, l’importanza della formazione continua, che è vista come un’opportunità estremamente preziosa per stare al passo con i tempi offrendo a se stessa e all’azienda nuove competenze e nuovi strumenti. Ad esempio, oggigiorno è lungimirante specializzarsi nelle materie tech, costruendosi il bagaglio digital necessario per muoversi al meglio tra posizioni e aziende.
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