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Quando un* utente si trova bene con un prodotto o servizio c’è una buona probabilità che ne parli in modo positivo. Ma quando una persona si trova male, puoi scommetterci, le probabilità che parli della sua esperienza negativa sono altissime e possono davvero penalizzare il prodotto. Perché? Perché le persone tendono a ricordare molto di più le esperienze negative.

E allora come si fa a creare un’esperienza utente positiva? I tasselli da mettere insieme sono tanti, ma senza partire dalla UX research non si arriva da nessuna parte.

Che cos’è la UX research


Capisce quello di cui hanno bisogno le persone e risolve i problemi 😎
No, non è un* terapista. E nemmeno Mr. Wolf. Stiamo parlando della UX research, la fase di ricerca che avviene prima e durante la progettazione di un prodotto digitale.

È un processo che usa metodi qualitativi e quantitativi per ottenere insight rispetto al comportamento dell* utenti, con l’obiettivo di capire in che modo le persone interagiscono con un prodotto o servizio. Si tratta di vere e proprie ricerche pensate per mettere in luce punti deboli e di forza dell’interazione utente-prodotto, ma anche per scoprire le necessità e i desideri di chi dovrà usare quel prodotto. Una buona UX research aiuta a chiudere il divario tra le aspettative di un’azienda e le necessità dell* clienti. 

Perché è così importante

OK i rework. Vanno bene le deadline ieri per oggi. Puoi sopportare addirittura quell* cliente che “io non me ne intendo, ma farei così”. Ma se sei UX designer c’è una cosa che proprio non puoi accettare: utenti infelici che non riescono a usare il tuo prodotto 😭

Perché un prodotto sia amato e facile da usare non si può prescindere dalla fase di ricerca. Questa, infatti, aiuta a prendere decisioni basate su dati ricavati dal comportamento dell* utenti per tutto ciò che riguarda progettazione e sviluppo del prodotto. In un mondo sempre più digitalizzato, in cui la soglia di attenzione delle persone è sempre più bassa, è essenziale assicurarsi che l’esperienza che si sta fornendo sia soddisfacente: con la UX research si individuano necessità e preferenze del target e si trasformarono in caratteristiche di prodotto.  Ma la UX research è importante anche per altri motivi:

  • Aiuta a prendere decisioni data-driven:  individuare gli elementi esatti di design e le funzionalità da inserire nel prodotto non è facile, la ricerca utente permette di raccogliere insight e dati utili a prendere decisioni più informate e legate alle vere necessità dell* utente.
  • Riduce i bias: tutt* abbiamo bias che derivano dalle nostre esperienze e dalla nostra cultura. Sì, anche chi si occupa di design. Quando questi bias influenzano la progettazione di un prodotto diventa un problema. Ecco perché gli insight derivanti dalla UX research sono fondamentali, aiutano a personalizzare il prodotto e ad evitare i bias.
  • Permette di creare soluzioni di valore: quando una soluzione non è efficace non aggiunge nessun valore. La ricerca utente permette di individuare soluzioni efficaci, su misura per l* utenti, in grado quindi di aggiungere valore al prodotto e renderlo più appetibile.

6 step per fare UX research

Sì ok, tutto bellissimo. Ma come si fa?
Chi ti dice che fare UX research è una passeggiata, probabilmente non ha mai fatto una ricerca in vita sua. No, neanche quella per la tesina delle medie 🤓
Fare ricerca sulle necessità e preferenze dell* utenti non è semplice e ogni progetto richiede un processo specifico. Però ci sono alcuni step da seguire per gettare le basi di una buona UX research.

1. Obiettivi

Come per ogni ricerca che si rispetti la prima cosa da fare è capire cosa si sta cercando, in altre parole identificare gli obiettivi. Per farlo è necessario mettersi nei panni dell* utente. Gli obiettivi di ricerca più importanti sono:

Usabilità: è ciò che rende l’utente in grado di usare il prodotto. Per determinare l’usabilità bisogna farsi alcune domande: la soluzione è facile da usare? La navigazione è semplice? Il prodotto, in generale, risulta intuitivo?

Funzionalità: riguarda la capacità del prodotto di aiutare veramente l’utente a soddisfare le sue necessità. Bisogna chiedersi: risolve il problema dell’utente? Quali ostacoli non portano alla risoluzione del problema?

Praticità: questo elemento riguarda la capacità di usare il prodotto in maniera pratica. Le domande da porsi sono: la soluzione è realistica? Si inserisce in modo naturale nella vita dell’utente? Deve cambiare alcune delle sue abitudini per adottare questa soluzione?

 

2.  Metodi di ricerca

“Ti piacciono le mele?”

“Sì, mamma, abbastanza.”

E il giorno dopo ti ritrovi con una fornitura a vita di mele, roba che devi rinunciare alla tua camera da letto per fargli spazio in casa 🥲

Ecco, con la UX research succede più o meno lo stesso: non bastano le buone intenzioni, bisogna saper scegliere il metodo giusto per rendere felici l* utenti.

Una volta stabiliti gli obiettivi, infatti, bisogna individuare il metodo più adatto alle esigenze di ricerca e alla nostra disponibilità di tempo ed economica. I vari metodi si dividono principalmente in due categorie: il metodo qualitativo e quello quantitativo. La differenza principale tra le due categorie sta nel tipo di dati che si acquisiscono. Il metodo qualitativo si concentra sulla raccolta di informazioni soggettive, che vengono raccolte sotto forma di osservazioni e descrizioni. Il metodo quantitativo, invece, usa campioni più ampi e ricerca informazioni statistiche spesso raccolte attraverso sondaggi.

Metodo qualitativo:
come abbiamo già detto il metodo qualitativo si occupa di indagare comportamenti, atteggiamenti e motivazioni dell* utenti. È un metodo più impegnativo da utilizzare perché richiede risultati strutturati e ampi. La chiave di questo metodo sono l* partecipanti che vanno quindi selezionat* con molta cura. Tra i principali metodi di UX research qualitativi ci sono:

Competitive analysis

Questo tipo di UX research qualitativa si fonda sullo studio delle interazione dell* utenti con i prodotti dei competitor. È usata per ottenere approfondimenti strategici su caratteristiche, funzionalità ed esperienza complessiva che le persone hanno con un prodotto rivale. Viene usata soprattutto in una fase iniziale di creazione del prodotto perché è considerata molto strategica e può far ricavare insight interessanti su cui basare parte del proprio lavoro

Card sorting

In questo tipo di ricerca l* designer creano delle carte contenenti idee o contenuti e chiedono al gruppo di ricerca di metterle in ordine secondo le loro preferenze. Questo metodo è molto utile per aiutare a sviluppare l’architettura e la struttura organizzativa di un prodotto. Anche in questo caso si tratta di un tipo di ricerca che viene fatta soprattutto nelle fasi preliminari perché appunto aiuta a definire la struttura iniziale.

 

Ethnography

L’ethnography prevede un’immersione nella cultura e nel comportamento dell* utenti. Si tratta quindi di osservare le persone nel loro ambiente naturale per comprenderne le esigenze e studiare le interazioni sociali che possono influenzare l’esperienza con un prodotto o servizio. Questo tipo di osservazioni possono essere fatte nel luogo più consono per il prodotto che si sta sviluppando (a casa, a lavoro ecc) e possono essere di breve o lunga durata.

 

Participatory design

Come suggerisce il nome, è una tecnica di ricerca partecipativa che coinvolge sia le persone interessate al servizio sia chi offre il servizio. È una tecnica molto utile perché permette di elaborare soluzioni che siano sostenibili per tutt*. Questo tipo di ricerca viene svolta tramite workshop di natura creativa e partecipativa in cui l* partecipanti possono portare la propria esperienza.

Metodo quanitativo:

Il metodo quantitativo si concentra sulla raccolta di dati numerici utili a misurare i comportamenti e le preferenze dell* utenti. Questo genere di ricerca è utilizzata soprattutto quando si tratta di valutare l’usabilità di un prodotto funzionante, quindi in una fase più avanzata del progetto. Ma è molto utile anche per trovare soluzioni a grandi domande generali usando l’analisi statistica per sostenere o confutare un’idea. Tra i principali metodi di UX research quantitativa abbiamo:

Eye-tracking method

Questo tipo di ricerca quantitativa è in grado di rilevare dove e quanto a lungo le persone guardano, pone quindi l’accento sull’attenzione visiva dell* utenti. Questa tecnologia eye-tracking è molto utile per valutare l’usabilità di un prodotto digitale. Viene usata soprattutto in una fase in cui il prodotto è già sviluppato e serve a fare modifiche o validare la struttura già esistente in base al feedback visivo.

 

SUS score (System Usability Scale)

In questo caso viene utilizzato unquestionario per misurare il grado di soddisfazione dell* utenti rispetto alla loro esperienza con il prodotto digitale. La valutazione permette di avere una misura quantitativa dell’esperienza utente. Questo tipo di UX research viene molto utilizzato nei progetti agili e iterativi, perché è molto utile per guidare le modifiche.

Tree testing

Questo tipo di UX research è utilizzata per testare la navigabilità di un sito o un app e soprattutto per verificare la reperibilità dei vari topic contenuti all’interno. Questo metodo prevede di richiedere all* utenti di trovare qualcosa sul nostro prodotto digitale: una funzionalità o un topic. In questo modo sarà più facile capire se l’architettura del prodotto è di facile navigazione e consente alle persone di trovare quello che stanno cercando.

User analytics

Ultima ma non per importanza la User analytics. Questo tipo di ricerca viene utilizzata post lancio del prodotto digitale e prevede la raccolta e la valutazione continua e quantitativa dei dati. Vengono raccolti dati per capire come le persone interagiscono col prodotto e vengono poi analizzati per saperne di più sul coinvolgimento all’interno del sito o app. Perché funzioni questo metodo deve essere applicato su campioni molto ampi, in modo che le osservazioni possano avere una valenza statistica.

3.  Piano di ricerca

Improvvisare è un’arte. In teatro, nella musica e nella stand up comedy. Per non parlare di quando a scuola, senza aver studiato, riuscivi a portarti a casa una sufficienza. Vera arte. 

Ecco, nella UX research le cose sono un po’ diverse: non basta nominare barbabietole da zucchero o vassalli, valvassori e valvassini per cavartela. Nella UX research ti serve un piano 🤓

È il documento che guida la fase di ricerca e viene condiviso con tutte le professionalità coinvolte in modo da assicurarsi che sia tutto allineato. Il piano va creato in fase iniziale, in modo che possa servire da guida e che la ricerca trovi le soluzioni sperate alle domande iniziali. 

Un piano di ricerca UX accuratamente realizzato deve contenere in sé i risultati desiderati e le tappe fondamentali che verranno utilizzate per valutare i progressi. Serve come punto di riferimento per valutare lo sviluppo della ricerca e determinare se sono necessarie revisioni. Inoltre aiuta a snellire la procedura di ricerca e a eliminare gli sforzi inutili o ridondanti. 

Per costruirlo, la prima cosa da fare è evidenziare il problema di partenza a cui si vuole trovare una soluzione. Una volta fatto questo sarà necessario elencare tutte le varie tappe che si intende seguire, le tecniche da utilizzare, la timeline, i campioni scelti e infine la fase di reportistica.

4.  Scelta dei partecipanti

Hai determinato gli obiettivi, hai scelto il metodo di ricerca più giusto e hai preparato un piano coi fiocchi. Cosa manca? La cosa più importante: le persone. Del resto si chiama User Experience research per una ragione, no? 😅

Non basta, però, avere persone perché funzioni, bisogna scegliere quelle giuste. Condurre una ricerca con uno specifico obiettivo su un campione errato di partecipanti non solo è inutile ma può anche essere nocivo alla ricerca stessa. Ecco perché la scelta dell* partecipanti è una tappa cruciale. Gli step da seguire sono:

 

Determinare i criteri di partecipazione

Per fare una selezione è necessario stabilire dei criteri. Per esempio: le persone possono essere già clienti del prodotto o servizio, oppure possono non averlo mai utilizzato. Questo genere di scelta dipende dall’obiettivo della ricerca, dalla disponibilità di tempo e dai fondi a disposizione (ecco che un piano di ricerca ben costruito torna molto utile).

 

Numero di partecipanti

In uno studio di tipo qualitativo il numero di partecipanti può essere più piccolo, di solito si tratta di meno persone ma più accuratamente selezionate in base al tipo di ricerca. Mentre invece nel caso di uno studio di tipo quantitativo il campione di cose deve essere per forza più ampio.

 

Qualità demografiche

Età, provenienza, status economico, abitudini e interessi sono tutte caratteristiche da tenere in considerazione nella scelta dell* partecipanti alla ricerca. Questo perché sono caratteristiche che influenzano il modo in cui un*utente si relaziona con un prodotto.

Una volta definiti i criteri di partecipazione si passa all’azione. Ci sono diversi modi per far si che le persone partecipino a una UX research, uno fra tutti è sponsorizzare la ricerca attraverso giornali, social media, ed e-mail. Una volta ricevute le prime candidature si passa alla fase di screening, che è quella in cui si scelgono le persone applicando i criteri prima definiti.

Per fare questo, soprattutto nei casi di ricerche che utilizzano metodi quantitativi, può essere utile elaborare questionari che assicurino che le persone scelte abbiano determinati interessi o qualità demografiche. In questa fase è necessario non dimenticare che più un campione è completo e diversificato, più lo studio sarà rappresentativo e imparziale.

 

5.  Collezione dati

A questo punto si passa all’azione: una volta selezionate le persone giuste per l’obiettivo desiderato inizia la fase di raccolta di dati. Questo è il momento in cui la metodologia scelta in precedenza viene applicata. A seconda del metodo scelto la raccolta dati può essere fatta in diversi modi. I più comuni sono:

Interviste: intervistare l* partecipanti è un buon modo di raccogliere dati qualitativi e relativi all’esperienza che hanno avuto con il prodotto o servizio.

Sondaggi o questionari: più utili quando si cerca di ottenere delle risposte più precise su una data funzione o aspetto del prodotto.

Osservazione: permette di cogliere la forma più pura d’interazione tra le persone e il prodotto. In questo caso il comportamento va registrato su apposite liste di controllo.

Qualsiasi siano il metodo di ricerca e la conseguente modalità di collezione dei dati scelti, gli output raccolti devono essere organizzati e strutturati in modo che la fase successiva di analisi sia il più semplice possibile. Questo significa prendere appunti dettagliati, organizzare le risposte e creare liste di controllo per i dati osservati e raccolti.

6.  Analisi finali

Ci dispiace deluderti, ma il lavoro di UX research non finisce con la raccolta dei dati. Anzi, è proprio qui che inizia il bello 🔥

Ora è il momento di far fruttare tutto e analizzare i dati ricavati dalla ricerca per prendere decisioni e trovare soluzioni che soddisfino gli obiettivi inizialmente settati. In altre parole interpretare i dati per riformulare il progetto in modo che sia più vicino possibile alle necessità espresse dal nostro target in fase di ricerca. Per fare questo è necessario:

Estrarre intuizioni e modelli chiave: significa esaminare i dati per identificare dei modelli di comportamenti ripetuti. Può essere utile prendere nota anche di intuizioni, preferenze comuni e principali problemi che vengono riportati dall* utenti.

Formulare raccomandazioni: una volta identificati gli schemi di comportamento e identificate le preferenze dell* utenti sarà necessario formulare raccomandazioni applicabili al progetto UX sul quale si è svolta la ricerca. È importante che queste raccomandazioni e idee siano estrapolate dai dati e dalle preferenze raccolte ma che allo stesso tempo siano realisticamente attuabili nel progetto.

Privilegiare iterazioni e miglioramenti di design: il passo finale è cercare di implementare quanto più possibile le necessità sollevate dall* utenti nel prodotto. Questo significa che prima di aggiungere una nuova funzione o implementare una determinata area, la priorità assoluta deve essere quella di risolvere i problemi riscontrati dall* utente. 

Se hai letto fino a qui ti meriti una pacca sulla spalla 🫂

Come avrai capito la UX research non è affatto una passeggiata: è un processo fatto da tantissimi step, tutti fondamentali per la riuscita del progetto. La bella notizia è che farla bene significa avere un vantaggio competitivo molto importante nella creazione di un prodotto o  servizio. Ma soprattutto ti aiuta davvero a mettere l’utente al centro, e se ti occupi di UX sai che non c’è nulla di più importante. No, nemmeno le mele di tua madre.

Articolo aggiornato il: 28 giugno 2024
Talent Garden
Scritto da
Talent Garden, Digital Skills Academy

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