SCUOLAB, nuove tecnologie per una scuola più inclusiva e interattiva
Meet the Taggers.
È la vera baddie della situazione.
No, non stiamo parlando di Anna Pepe ma dell’Intelligenza Artificiale.
Non è un mistero infatti che l’AI sia qui per compiere grandi imprese (l* millennials aggiungeranno automaticamente “terribili sì, ma grandi” 🧙🪄) e dar vita a opportunità professionali in diversi settori: industria e manifattura, retail, marketing e creazione contenuti, finanza, vendite.
Ma gli scettici non mancano, soprattutto se andiamo a toccare un’ulteriore area, quella della formazione e della scuola.
È innegabile che con l’implementazione dell'Intelligenza Artificiale nelle istituzioni scolastiche si possano ottenere risultati straordinari grazie all’utilizzo di strumenti e tecniche innovative volte ad arricchire e personalizzare l’esperienza di apprendimento.
Per farlo al meglio, però, è necessario stabilire delle linee guida in modo da assicurarsi che le nostre strategie e tecniche didattiche siano all’altezza della sfida. Per questo nel 2023 è stata proprio l’Unesco a rilasciare la “Guidance on Generative AI in Education and Research”, il primo documento “globale” contenente delle linee guida per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (e in particolare delle intelligenze artificiali generative) nella scuola.
Ovviamente non mancano le polemiche e quindi da “l’intelligenza artificiale ti ruberà il lavoro” a “l’intelligenza artificiale ti farà i compiti” il passo è brevissimo. Ma è davvero così?
Ne abbiamo parlato con i nostri taggers di Napoli Sergio Cotecchia e Chiara Gasparro, rispettivamente Innovation Lab Manager di Protom e CEO di ScuoLab, una piattaforma cloud-based multilingua con l’obiettivo di portare nelle classi soluzioni innovative che rendano l’apprendimento coinvolgente, immersivo e flessibile.
Ci raccontate come nasce ScuoLab? Che cosa vi ha spinto a creare una realtà del genere?
Scuolab nasce alla fine del 2021 come spin-off di Protom Group, un'azienda che ormai da 30 anni si occupa di innovazione negli ambiti della formazione e della digital transformation. A partire dal 2016, dal dialogo tra queste due aree, emerge un'esigenza nelle scuole in cui Protom faceva attività formativa ovvero dare maggiore accessibilità agli ambienti laboratoriali.
Per questo motivo abbiamo voluto ricreare dei laboratori nelle strutture sprovviste di uno spazio fisico utilizzando la realtà virtuale. Questi spazi virtuali hanno poi preso molto piede negli anni del Covid e abbiamo quindi deciso di renderli accessibili gratuitamente a tutte le scuole italiane. Da qui inizia l'avventura di Scuolab che ingaggia un team dedicato alla allo sviluppo e commercializzazione di altri prodotti in grado di integrare nuovi tipi di tecnologia a disposizione della didattica, prima tra tutte quella collegata all’Intelligenza Artificiale.
Come viene utilizzata l’intelligenza artificiale?
EduMat, il tappeto per la scuola dell’infanzia primaria, lavora grazie alla virtualizzazione e alla configurazione delle attività motorie. In questo modo il movimento entra a far parte dell’esperienza didattica.
Classmate e Dixit invece sono i due prodotti che integrano l'Intelligenza Artificiale. Grazie a Dixit è possibile creare e gestire un avatar che funziona come un chatbot alimentato dai ragazzi, attraverso contenuti, domande e risposte.
Classmate è un edudroide, un social robot che integra l'AI in due modalità distinte: da una parte ha un nucleo di intelligenza artificiale generativa che permette una interazione empatica attraverso espressività e movimento, dall'altra gestisce sistemi di machine learning alimentati grazie all’addestramento degli studenti, controllati da docenti.
Grazie a Classmate si ha la possibilità di stratificare la conoscenza della classe per arrivare alla costruzione corretta ed efficace dei prompt, oltre a muoversi in un framework sicuro perché le informazioni sono quelle che lo studente o il docente ha inserito e validato.
In che modo la vostra tecnologia garantisce l’inclusività in termini di apprendimento?
L'inclusività per natura opera sulla capacità di riconoscere e intercettare i bisogni del singolo. Crediamo che nessuno strumento si possa definire inclusivo al 100%, ma con la nostra tecnologia proviamo ad avvicinarci a qualcosa che lo sia.
Per esempio, dal punto di vista delle materie STEM, la realtà virtuale aiuta nella gestione delle risorse, della strumentazione, della sicurezza, dei rifiuti legati alle attività da laboratorio. La virtualizzazione di questi ambienti permette di superare queste difficoltà mettendo a disposizione l’esperienza laboratoriale per chiunque, anche per quelle strutture che dispongono dello spazio fisico ma è difficile renderlo accessibile per tutta la classe. Inoltre le soluzioni Scuolab sono multilingua e quindi favoriscono un approccio flessibile anche in termini di CLIL (Content and Language Integrated Learning) e di multiculturalità, uno dei temi chiave della scuola contemporanea. Più che di inclusività quindi potremmo parlare di flessibilità.
Il vero valore aggiunto quindi è la possibilità di creare percorsi di apprendimento flessibili e tarati sul livello cognitivo, linguistico e motorio del singolo studente, pur utilizzando tutti lo stesso strumento.
Per noi è questa la vera definizione dell’inclusività.
Il grande timore nel mondo del lavoro legato all’intelligenza artificiale è che ci “porterà via il lavoro”, c’è un equivalente nell’ambiente scolastico? Come rispondono, ad esempio, i docenti, è possibile che si sentano minacciati?
Le persone si sentono minacciate dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale, a prescindere dal loro mestiere, perché si sentono sostituibili. In questo momento storico stiamo già chiedendo tantissimo agli insegnanti, in primis a causa di un problema cronico del sistema scolastico che ogni anno vede un numero altissimo di cattedre vacanti ricoperte da supplenze e non sostituzioni di ruolo, per non parlare degli stipendi e delle problematiche delle strutture, è inevitabile aspettarsi una risposta quanto meno dubbiosa. La bravura poi risiede nello sviluppo delle giuste soluzioni come nell’affiancamento all’utilizzo delle stesse dimostrando così la validità di quella strada.
Il cambiamento riguarda tutti noi in quanto persone e allo stesso tempo ci richiede di metterci in gioco.
Spesso si tende a temere l’introduzione di tecnologie diverse in un ambiente come la scuola, la contestazione è più o meno sempre la stessa ovvero che portino a un’inibizione del pensiero degli studenti, che sia una scorciatoia. Come “combattete” questo eventuale pregiudizio?
La “dipendendenza” nasce da qualcosa che non puoi controllare, con i nostri strumenti accade esattamente il contrario. Nel caso di Classmate, è il suo interlocutore a decidere dove andare, quali domande fare, che tipo di contenuto vuole costruire, così è impossibile subire la tecnologia ed esserne assoggettati. Le nostre attività sono progettate con lo scopo preciso di non lasciare mai il controllo in mano al device, perché la tecnologia va ridimensionata al ruolo di strumento.
Quello che facciamo come azienda è provare ai nostri clienti la potenzialità dei nostri dispositivi e soprattutto che questi funzionano: noi portiamo il robot in aula, potremmo scegliere di accessoriarlo con ogni tipo di conoscenza, ma scegliamo invece di inserirlo in classe completamente ignorante in modo che siano i ragazzi ad educarlo tramite le loro conoscenze acquisite.
Un tema sempre abbastanza attuale legato al mondo scolastico è che non prepari adeguatamente a quello del lavoro, l’inserimento di queste tecnologie ha in parte il potere di cambiare le cose?
Il mondo del lavoro si muove velocissimo ed è soggetto ad un cambiamento continuo, è inevitabile quindi che la formazione scolastica sia in svantaggio, se la intendiamo come formazione su skill verticali specifiche. Quello che un’attività didattica sana, che si serve di questi strumenti può aspirare a fare è probabilmente intervenire sulle competenze trasversali, in modo da creare dei cittadini, prima ancora che dei lavoratori. In questo modo vengono approfondite le famose soft skill come il pensiero critico, la creatività, il problem solving.
Talent Garden si propone di essere un aggregatore e un facilitatore nel mondo del lavoro, dell’innovazione, e come voi di ScuoLab, della formazione. Potremmo dire quindi che la missione è di fatto la stessa anche se in ambienti scolastici e fasce d’età diverse. Ma quindi com’è questo rapporto TAG/ScuoLab, cosa mette in moto?
C’è una grande forma di complementarietà, ci muoviamo all’interno di una vision simile, che punta a far diventare l’innovazione uno strumento di creazione del valore, indipendentemente da quale sia l’ecosistema di azione. Quello che probabilmente ci avvicina è l’appartenere a un mondo in cui attraverso il dialogo e la tecnologia si punta a formare le persone, non solo come lavoratori, ma come cittadini, e proviamo entrambi a farlo in modo riconoscibile.