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Prendi la scuola. Un ambito tradizionale, per niente incline al cambiamento, che ha perso il passo con il mercato e l’evoluzione delle competenze. Prendi un ragazzo, giovane, poliedrico con un’idea in testa: rendere la scuola italiana più coinvolgente ed efficace grazie al digitale.

È nata così.WeSchool, la seconda piattaforma di didattica digitale in Italia (dopo Google Classroom) che permette ai professori di portare le proprie lezioni online. Il progetto ha recentemente vinto un Award di Google, proprio nell’ambito education. Abbiamo intervistato Marco De Rossi, Founder di questa impresa, che ci ha raccontato cosa lo ha spinto a gettarsi in questa avventura.

Ci racconti un po’ di te e del tuo background?

Sono onnivoro: ex-programmatore-bimbo-nerd-con-bretelle, ho sguazzato nel digital marketing, nel giornalismo e nella politica per poi capire che il mondo lo cambi molto di più se fai l'imprenditore. Prima dichiarazione dei redditi a 18 anni (viva la libertà!). Ho lasciato a metà l'Accademia di Brera e finito Economia politica in Bocconi. WeSchool (ex-Oilproject) nasceva quando facevo il Liceo Classico come sito per studiare la letteratura online. Ora invece leggo pochissimo e mi gingillo con crittografia, arte contemporanea, teatro e blockchain. Il Nebbiolo invece è rimasto una costante. In generale credo che la chiave sia unire competenze molto tecniche, umanistiche e di business. Ho 29 anni, tutta la vita davanti e sono un entusiasta della vita!

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Come è nata l’idea di WeSchool e di cosa si tratta esattamente?
La nostra missione è rendere la scuola italiana più coinvolgente ed efficace grazie al digitale. Tutto negli ultimi 30 anni è cambiato ed è assurdo che non cambi anche la scuola! Siamo partiti tanti anni fa dagli studenti - era il 2004, YouTube non esisteva ancora! - con un progetto che si chiamava Oilproject (ora WeSchool Library) che permetteva ai ragazzi di ripassare online su video, testi ed esercizi di qualità fatti dai migliori docenti italiani. Ora WeSchool Library è usato da 2 milioni di persone ogni mese. Abbiamo 8.000 lezioni (un quarto sono state curate da Umberto Eco e dai co-relatori della sua enciclopedia). Poi una mattina ci siamo svegliati e ci siamo detti: non cambieremo mai la scuola davvero se non coinvolgiamo anche i Prof, e allora è nata WeSchool, che permette ai Prof di portare le classi online e fare didattica digitale.

Quali sono state le chiavi che vi hanno permesso di far crescere il progetto?

All'inizio andava male, poi abbiamo capito che ai Prof non dovevamo parlare di tecnologia, ma di metodologie didattiche ed efficacia della formazione. Il nostro mantra è che la didattica innovativa si può fare anche con carta e penna: quello che conta è la metodologia e la progettazione didattica. La tecnologia è solo uno strumento. Ora WeSchool è la seconda piattaforma di didattica digitale in Italia (dopo Google Classroom), abbiamo a bordo il 17% dei Prof italiani della scuola secondaria e lavoriamo con quasi tutti gli editori italiani.

Insieme a Google avete fondato ProfAcademy. Com’è nata questa collaborazione?
Con Google for Education condividiamo questa visione: in Italia la didattica digitale è ancora poco diffusa non solo per mancanza di device/connettività, ma perché nelle scuole manca la cultura digitale e perché i docenti avrebbero bisogno di più supporto e formazione (e soldi, aggiungo io!). ProfAcademy è proprio questo: una community che organizza corsi online per aiutare i docenti a diventare docenti digitali e condividere esperienze e lesson plan con colleghi. L'obiettivo è fare sistema e accelerare il cambiamento.

Perché avete scelto Talent Garden?

Per le persone e la community. Abbiamo provato a stare in un ufficio da soli ma preferiamo l'entropia e la contaminazione.

Se potessi avere un superpotere, quale sarebbe?

Non saprei... fermare il tempo (tipo Piper della serie Streghe). Oppure saper fattorizzare a mente numeri di milioni di cifre e quindi bucare RSA in millisecondi. Se non ti scoccia li vorrei avere entrambi, si può?

Che consiglio daresti a chi vuole lanciare il proprio progetto imprenditoriale?

  • Scegli ambiti, progetti e settori che ti piacciono talmente tanto da renderti psico-fisicamente sostenibile - a livello proprio di equilibrio mentale - dedicarci 16 ore al giorno, 7 giorni su 7, per anni, con tenacia e costanza. La competizione è fortissima ed è proprio sulla passione. Come imprenditore non riuscirai mai a fare nulla di buono, proprio da un punto di vista di sopportazione fisica, se non c'è abbastanza passione.
  • Non pensare che tutti debbano diventare imprenditori nella vita. Si vive benissimo anche senza (Anzi!).
  • Non prendiamoci troppo sul serio: moriremo tutti, prima o poi.
Articolo aggiornato il: 27 marzo 2024
Talent Garden
Scritto da
Talent Garden, Digital Skills Academy

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