Soft skill e tech skill: come cambia il job match in fase di selezione


Negli ultimi anni il mercato del lavoro è stato attraversato da una trasformazione profonda. Non si tratta solo di nuove tecnologie o di cambiamenti organizzativi, ma di una vera e propria ridefinizione di ciò che rende un candidato “giusto” per un ruolo. Oggi, chi si occupa di selezione non può più fermarsi al curriculum o alle competenze tecniche. Il vero job match nasce dall’incontro tra soft skill e tech skill, e dalla capacità delle aziende di valutare entrambi gli aspetti in modo equilibrato.
Perché le sole competenze tecniche non bastano più
Le competenze tecniche, o tech skill, restano fondamentali. Senza una base solida di conoscenze specifiche, un candidato difficilmente potrà portare valore in ruoli che richiedono padronanza di strumenti digitali, software HR, sistemi di analisi dati o metodologie agili. Tuttavia, l’automazione e l’intelligenza artificiale stanno accelerando l’obsolescenza di molte hard skill. Ciò che oggi è un vantaggio competitivo, domani potrebbe essere facilmente sostituito da una tecnologia.
Ecco perché si fa sempre più strada l’idea che il vero valore aggiunto non risieda solo nel “saper fare”, ma anche nel “saper essere”. La capacità di comunicare, di gestire conflitti, di collaborare in team ibridi e multiculturali è diventata decisiva per garantire performance sostenibili nel tempo.
Il peso crescente delle soft skill
Le soft skill sono spesso definite come competenze trasversali, ma in realtà rappresentano il vero tessuto connettivo delle organizzazioni. Le aziende che investono nello sviluppo di competenze relazionali e di leadership registrano una maggiore resilienza di fronte a crisi e cambiamenti improvvisi.
Pensiamo alla leadership empatica, alla capacità di ascolto attivo, alla gestione dello stress. Tutti elementi che diventano cruciali in contesti lavorativi sempre più complessi, dove la collaborazione tra uomo e tecnologia è la nuova normalità. Non è un caso che molte aziende stiano includendo nei processi di selezione assessment psicometrici, role play e colloqui situazionali per mappare queste capacità spesso invisibili a un primo sguardo.
Il nuovo equilibrio: integrare tech e soft skill
La vera sfida per gli HR oggi è trovare un equilibrio tra tech e soft skill. Non si tratta di scegliere l’una o l’altra, ma di capire come si combinano. Per esempio, un data analyst con eccellenti capacità tecniche rischia di essere poco efficace se non sa presentare i dati in modo comprensibile a un board non tecnico. Allo stesso modo, un recruiter con spiccate doti comunicative ma senza conoscenza di strumenti di intelligenza artificiale rischia di restare indietro in un settore che si affida sempre più a sistemi di screening automatizzati.
La logica del job match, quindi, non è più lineare. Si trasforma in una griglia multidimensionale in cui le competenze tecniche sono il punto di partenza, ma le soft skill diventano il vero elemento di differenziazione.
La tecnologia come alleata della selezione
Parlare di soft skill non significa dimenticare la tecnologia. Al contrario, i nuovi strumenti digitali permettono agli HR di analizzare meglio il profilo dei candidati e di individuare combinazioni vincenti di competenze. Piattaforme di video-interviewing con intelligenza artificiale, strumenti di gamification e software di people analytics consentono di raccogliere dati più accurati sul comportamento dei candidati.
Il futuro della selezione sarà sempre più data-driven, ma senza perdere la componente umana. L’HR dovrà diventare interprete di questi dati, collegando insight quantitativi con una valutazione qualitativa delle soft skill.
L’impatto sul futuro del lavoro
La ridefinizione del job match non è un trend passeggero. È un cambiamento strutturale che influenzerà il futuro del lavoro e la costruzione delle carriere. Per i professionisti HR significa sviluppare nuove competenze: non solo conoscere strumenti digitali, ma anche saper leggere il potenziale umano.
In questa prospettiva, i ruoli HR diventano sempre più strategici: non solo “gestori di persone”, ma veri e propri architetti dell’esperienza lavorativa. La sfida è continua, ma rappresenta anche una straordinaria opportunità per ripensare il modo in cui costruiamo team e organizzazioni.
Il job match di oggi non è più una semplice corrispondenza tra mansione e curriculum, ma un puzzle complesso fatto di tech skill e soft skill. Saper bilanciare questi elementi è la chiave per attrarre talenti, ridurre il turnover e creare valore sostenibile.
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