Alfred, il rivoluzionario bastone hi-tech per le persone affette da Sclerosi Multipla
Com’è nata l’idea di Alfred?
Alfred è un concept di stampella nato durante il TechCare indetto da Sanofi Genzime all’interno di Talent Garden Genova: l’hackaton ha messo in relazione ingegneri, medici, infermieri, ricercatori e, soprattutto, pazienti affetti da SM. Seduti intorno ad un unico tavolo abbiamo analizzato la vita quotidiana di queste persone che, purtroppo, sono costrette a convivere quotidianamente con problematiche fisiche e psicologiche. La value proposition è stata sviluppata a stretto contatto con i diretti interessati e futuri end-user che ci hanno esposto le barriere che incontrano in casa, in città, al supermercato o semplicemente nelle loro specifiche esigenze quotidiane. Ci siamo focalizzati su uno dei problemi principali, ovvero la deambulazione: gli attuali presidi e soluzioni sono stati radicalmente “smontati” e ri-disegnati e siamo approdati ad “Alfred”.
Quali sono i principali benefici di Alfred per una persona affetta da sclerosi multipla?
In primis Alfred è una stampella dal design completamente rivisitato: se vogliamo è anche un po’ fashion e cerca di risolvere il problema della “discriminazione” di cui soffrono tutte le persone affette da SM. Immagina una ragazza di 20 anni che deve deambulare costantemente con una stampella o bastone che troviamo in commercio oggi. La peculiarità di Afred è che comunica via Bluetooth con lo smartphone del paziente: in questo modo la persona potrà essere avvistata, tramite feedback tattili, in merito a possibili cambiamenti repentini della temperatura esterna (i malati di SM soffrono molto gli sbalzi di temperatura). Inoltre permette all’utente di chiamare un Uber o un taxi mediante un semplice pulsante: in sostanza si attiva un evento all’interno dell’app di Alfred che invia la richiesta unitamente alla posizione geolocalizzata del malato. In caso di caduta, Alfred è in grado di inviare un sms di emergenza ad un familiare avvisandolo della circostanza; inoltre, tramite un tag NFC nell’impugnatura, l’utente potrà effettuare pagamenti mediante la tecnologia contact less, senza dover quindi cercare il portafoglio in borsa o nello zaino per non gravarlo di ulteriori movimenti.
Perché hai deciso di iscriverti al master in Growth Hacking di TAG Innovation School?
Perchè ho una startup, Amyko, che è sul mercato da alcuni mesi con un dispositivo indossabile in grado di condividere informazioni mediche e di primo soccorso se avvicinato da uno smartphone o tablet. Il Growth Hacker è una figura che aiuta i modelli di business a crescere e a creare traction, molto diffuso a livello di startup. Ho scelto questo percorso perché mi affascinavano le tematiche affrontate: marketing, coding e data analisys è, in sostanza, il mix di competenze di un Growth Hacker. Il corso mi ha permesso di affinare tutti quei processi di attività digital legati alla customer journey che aiutano a migliorare l’esperienza dell’utente analizzando dati e modificando quelle variabili che risultano poco performanti. Lo studio dell’utilizzatore finale e delle sue propensioni è infatti la chiave per una proposta di valore corretta e fruibile, facilmente raggiungibile e semplice da comprendere.
Quale opportunità ti ha dato lavorare e crescere in Talent Garden?
E’ meraviglioso: incontri molte menti che sperimentano, costruiscono, creano modelli di idee e provano a validarle. Il coworking permette di relazionarsi con realtà che vanno oltre la tua, altre si intersecano e possono dare origine a nuovi ragionamenti e confronti, altre ancora ti suggeriscono strade alternative per la tua soluzione. Il networking è la base della sharing economy: hai la possibilità di condividere, confrontarti e far crescere le tue intuizioni.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
A marzo 2017 parto per Nairobi per partecipare al Social Innovation Program di Amani Institute. Ho conosciuto il programma allo speech di chiusura del Master di Talent Garden e sono rimasto particolarmente colpito dall’esperienza descritta. L’innovazione sociale è sotto gli occhi di tutti: siamo nel pieno della digital economy e viviamo costantemente a contatto con servizi che ci permettono di condividere esperienze, risorse, educazione e cultura.