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Progettare è un po’ come cucinare, lo sapevi? Immagina di dover disegnare un prodotto digitale senza indicazioni di chi lo userà e in quali situazioni. Lo stesso spaesamento, quasi da gif di John Travolta in Pulp Fiction, prova lo chef quando deve cucinare senza sapere per chi farlo e cosa piace a quella persona.

Certo, possiamo indovinare e andare per tentativi. Ma le supposizioni e il design non vanno mai troppo d’accordo. Per fortuna ci sono le UX personas e gli UX scenario. In questo articolo capiamo come possono aiutarti a creare esperienze sensate ed empatiche per gli utenti.

Cosa sono le UX personas e gli UX scenario

Durante l’infanzia era molto comune avere un amico immaginario con cui parlare e costruire delle storie. Ecco, forse questo  è l’esempio perfetto per parlare di UX personas e UX scenario.

Le UX personas sono dei personaggi fittizi che rappresentano gli utenti ideali del prodotto che stai progettando. Pensa a una UX persona come una sorta di identikit che raccoglie come l’utente pensa, parla e si comporta, ma anche caratteristiche, bisogni, obiettivi e problemi.

Poi ci sono gli UX scenario. La UX designer Maria Cristina Lavazza li vede come dei fondali, e a noi questa analogia teatrale piace tantissimo: sono delle situazioni d’uso in formato narrativo, delle piccole storie che mettono in scena le personas mentre interagiscono con il prodotto per raggiungere un obiettivo specifico.

Come e perché usare le UX persona e gli UX scenario

Le personas e gli scenari danno vita a un quadro più completo dell’esperienza utente. Se le prime rispondono alla domanda “Chi?”, gli scenari rispondono alla domanda “Cosa succede?” e “In che contesto?”. Ti ricordano, in ogni fase di design, chi userà il prodotto e con quali obiettivi. E in più ti mostrano cosa faranno le persone e in quale situazione reale si troveranno mentre usano il tuo prodotto.

Secondo l’Interaction Design Foundation, le UX personas aiutano a comprendere meglio i tuoi utenti e evitano di progettare per un generico "tutti", concentrando il tuo lavoro su persone concrete con bisogni specifici. Combinate con gli UX scenario, le personas possono aiutarti a esplorare diversi ambienti e situazioni d’uso in modo versatile e super-adattabile. Insomma: evitano di farti sbattere il naso contro supposizioni sbagliate o scelte basate su gusti personali.

Insieme sono una grande coppia. Sono come un evidenziatore giallo fluo che ti aiuta a individuare difficoltà o opportunità di miglioramento. Non solo: possono darti una grande mano a chiarire le decisioni e ridurre le discussioni soggettive. Perché l’ultima parola non sia mai “secondo me funziona così” ma “per questo utente funziona meglio così”.

Come creare le UX persona e gli UX scenario in modo efficace

Lo ammettiamo: questo paragrafo meriterebbe un articolo a sé. Qui trovi qualche dritta utile per farti capire come funziona il processo di creazione di UX personas e UX scenario.

  • Definisci gli obiettivi e il metodo della tua ricerca: in base ai dati che vuoi ottenere, puoi scegliere tecniche come interviste, survey, observation o analisi. Più dati abbiamo, più accurati e affidabili saranno le user personas e gli scenari.
  • Organizza gli utenti coinvolti in segmenti sulla base di similitudini e differenze. Ti consigliamo di creare almeno 3-5 user personas che possano coprire la maggior parte dei segmenti e bisogni.
  • Attribuisci a ogni persona nome, fotografia e dettagli personali come demografica, motivazioni, punti di frizione, preferenze e comportamenti. Usa citazioni o punti salienti che possano rendere la descrizione più realistica e riconoscibile.
  • Crea gli scenari sulla base degli obiettivi e il contesto degli utenti. Immagina come interagirebbe con il tuo prodotto e servizio in diverse situazioni, e pensa alle sue azioni, pensieri ed emozioni. Usa tecniche come diagrammi, storyboard o schizzi per illustrare lo scenario.

Perché aggiungere una dimensione emotiva alle UX personas e gli UX scenario

Una delle critiche più frequenti alle UX personas è l'ipersemplificazione e la generalizzazione. Detto facile: mentre cerchi di coprire un segmento dei dati raccolti durante la fase di ricerca, potresti cadere nella tentazione di ridurre la complessità e l’unicità di ogni individuo. È qualcosa che accade soprattutto se crei le personas in una fase iniziale del processo di design.

Ecco perché personas e scenari non possono mai essere considerati statici o definitivi, ma dinamici e iterativi, da validare man mano che apprendi nuove informazioni sugli utenti e sul prodotto che stai progettando. Framework come Jobs-to-de-Done (JBTD) e la Empathy Map possono aiutare a superare il rischio di semplificazione delle UX personas. Sono tecniche che permettono di condurre un’esplorazione più profonda e sfaccettata degli utenti da un punto di vista emozionale, sociale e funzionale.

Jobs-to-de-Done e Empathy Map aiutano a cogliere emozioni, frustrazioni e motivazioni in chiave empatica e inclusiva. Hanno anche un notevole peso etico: incoraggiano una continua consapevolezza per accogliere l’intero spettro della diversità umana e assicurare che ogni utente si senta visto, compreso e valorizzato nei prodotti che ogni designer progetta.

Articolo aggiornato il: 25 settembre 2024
Talent Garden
Scritto da
Talent Garden, Digital Skills Academy

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