The Secret of Collective Intelligence:
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Più connessi, più veloci, e anche più intelligenti?

A quanto pare sì. E siamo qui per spiegarvi perchè. In particolare vogliamo farvi conoscere uno strumento prezioso per mettere insieme persone e idee in modo efficiente: l’hyper island toolbox. 

Lo faremo portandovi prima nel mondo delle connessioni umane e tecnologiche - sempre più numerose, sempre più tecnologiche, e sempre più veloci - per poi mostrarvi tutte le volte in cui le connessioni non vanno a buon fine. Sono tante, vedrete. Ed è proprio per questo che ci aiuta l’hyper island toolbox.

  • Di una cosa abbiamo certezza: siamo tutti più connessi. Pensate che, in un solo minuto di Internet, scarichiamo mediamente 174,000 app sui nostri cellulari, inviamo 575,000 tweet, lanciamo quasi 6 milioni di ricerche su Google e inviamo 231 milioni di mail

 

  • Quanto abbiamo appena detto sulle connessioni ovviamente non riguarda solamente le persone, ma interessa moltissimo anche le aziende. Non ne siete convinti? Sentite qui: AirBnb gestisce oltre 7 milioni di alloggi in più di 100.000 città di tutto il mondo; Uber opera in oltre 700 città distribuite in 77 nazioni di tutto il mondo, attraverso una flotta di decine di migliaia di veicoli. Nella classifica mondiale dei primi 50 retailers, spiccano le aziende che hanno costruito un sistema reticolare in tanti paesi, assecondando mercati diversi senza perdere l’unicità della propria offerta.

  • Più connessioni significa anche maggiore velocità. Tante persone connesse in rete scambiano informazioni con aziende e istituzioni e prendono decisioni in modo più rapido (e spesso anche efficace) rispetto al passato. Se volete una prova provate a pensare al tempo medio che le nuove tecnologie hanno impiegato per radicarsi nella vita e nelle abitudini della maggioranza della popolazione. Facciamo l’esempio degli Stati Uniti. Qui il telefono cellulare ha impiegato 25 anni per passare dal 10% al 96% di utilizzo (nel 2019) da parte della popolazione; Internet ha impiegato 23 anni (nel 2016) per raggiungere lo stesso risultato, mentre ai social media ne sono bastati solo 14 (nel 2017). Addirittura i tablet hanno impiegato solo 7 anni per raggiungere il 64% della popolazione nel 2017. 

  • Dunque, più connessi e più veloci. Andiamo avanti: qualcuno sostiene che tante persone connesse tra loro grazie alle tecnologie digitali, formano un’intelligenza superiore rispetto a quella posseduta da ciascuno di noi, anche di coloro con il quoziente intellettivo più alto. Quella collettiva, insomma, sarebbe una vera e propria super-intelligenza. Addirittura, secondo il filosofo Yuval Noah Harari, è proprio questa intelligenza collettiva che ha reso noi esseri umani la specie dominante sul pianeta.

    Eccovi un esempio del potere dell’intelligenza collettiva: per completare la prima edizione dell’Oxford English Dictionary, con 400,000 parole, sono stati necessari 70 anni. Su Wikipedia (l’equivalente moderno di un dizionario) ogni secondo vengono fatte 1,8 milioni di correzioni da parte degli utenti e ogni mese create 6 milioni di nuove pagine. 

Che dire? Il capitale di opportunità che nasce dall’incontro tra la tecnologia, lo scambio di dati e le intelligenze di persone e aziende connesse è davvero incredibile. Il che rende la domanda su come coltivare l’intelligenza collettiva un quesito cruciale e di grande attualità.

Quando il lavoro di squadra non funziona come dovrebbe

Ma siamo sicuri di funzionare sempre bene quando siamo in gruppo? Insomma, ci basta davvero unire gli sforzi per essere sicuri che il risultato del nostro lavoro sarà sempre e comunque migliore rispetto all’ipotesi in cui abbiamo lavorato indipendentemente dagli altri?

No, non è così semplice purtroppo, per almeno tre ragioni.

  1. La prima ragione che ci spiega perché il lavoro di squadra potrebbe darci un risultato non entusiasmante è anche la più comune: semplicemente, ci sono infinite possibilità per cui un team non si integri a perfezione. A tutti noi è capitato almeno una volta nella vita di vivere con frustrazione il mancato coordinamento, la carenza di leadership o l’assenza di motivazione all’interno di un gruppo di lavoro.

    Abbiamo moltissimi esempi che lo dimostrano. Lo stress “da lavoro collegato” in Europa riguarda circa il 
    22% dei lavoratori. Si stima che tra il 50% e il 60% delle giornate lavorative che un lavoratore perde nel corso di un anno è la conseguenza proprio dello stress lavorativo. Il costo economico di questa perdita per le aziende è altissimo: supera in Europa i €20 miliardi l’anno.

  2. Arriviamo al secondo motivo: l’intelligenza di un gruppo ha tutte le carte in regola per creare un progetto migliore, ma questo non significa che il genio e la creatività di una sola persona non possa creare un grande successo commerciale.

    Avete presente Google Mail? Quando venne lanciato il servizio, nel 2004, rivoluzionò completamente l’approccio alla posta elettronica, che fino ad allora era stata dominata da AOL Mail e Hotmail. Nel 2012 Google mail aveva già raggiunto 
    425 milioni di utenti in tutto il mondo, scalzando gli avversari, e oggi è di gran lunga il servizio più utilizzato di posta elettronica. Molti di voi, a questo punto, penseranno: sicuramente Google Mail è il frutto di un grande investimento da parte dell’azienda e del lavoro di tantissimi dipendenti. Siete fuori strada. L’idea fu sviluppata da Paul Buchheit, un dipendente che aderì al “20% Project” – una policy aziendale per cui ciascun dipendente poteva utilizzare il 20% del proprio tempo lavorativo per dedicarsi a progetti individuali ritenuti potenzialmente utili all’azienda stessa.

  3. Terzo e ultimo motivo: la pandemia ha trasformato in modo radicale il modo in cui le persone lavorano, le aspettative che hanno verso il proprio lavoro e le prospettive stesse dei datori di lavoro

    Per esempio:

    • Dal 2020 a oggi il numero di lavoratori che opera regolarmente da remoto è cresciuto ovunque nel mondo. In Italia, la percentuale di forza lavoro che opera da remoto è passata da appena 1% del 2019 al 33% de 2022, per poi attestarsi a circa 14% nel 2023. Gli altri Paesi europei non fanno eccezione. Eurostat ci dice che i Paesi Bassi sono il Paese con la quota più elevata di persone occupate che dichiarano di lavorare, abitualmente o occasionalmente, da casa (53,8%). Seguono Svezia, Lussemburgo e Finlandia (40%). Agli ultimi posti invece Romania e Bulgaria con meno del 10%. L’Irlanda è il Paese nell’Unione europea che ha registrato il più marcato aumento tra 2019 e 2021 (+19,4%). 

  • Dalla pandemia a oggi il numero di lavoratori che ha deciso di abbandonare il proprio lavoro è aumentato in modo considerevole. Solamente negli Stati Uniti, nel 2022, si sono licenziate oltre 40 milioni di persone. In Europai Paesi maggiormente interessati dal fenomeno sono stati la Germania (con il 6% della forza lavoro occupata che ha dato le dimissioni volontariamente), il Regno Unito (4,7%) i Paesi Bassi (2,9%), la Francia (2,3%) e il Belgio (1,9%). In Italia nel 2022 le dimissioni volontarie hanno interessato circa 1,6 milioni di lavoratori. Le dimissioni volontarie hanno riguardato il 60% delle aziende, principalmente in area informatica, marketing e vendite e sono soprattutto giovani nella fascia d’età 26-35. 

  • Con la trasformazione profonda delle modalità attraverso cui vengono erogate le prestazioni lavorative e una forza lavoro meno stabile rispetto al passato, sono cambiate anche le sfide per le aziende e i datori di lavoro. Oggi la priorità va in due direzioni: la prima è trovare i talenti giusti e trattenerli in azienda. Pensate che 3/4 delle imprese europee dichiarano di avere difficoltà a trovare lavoratori con le competenze necessarie. Si stima che a un’azienda occorrano 42 giorni per trovare la risorsa giusta per una posizione e che per oltre 69% dei candidati l’ingresso in azienda è fondamentale per decidere se rimanere più di 3 anni). La seconda priorità è proprio quella di cui stiamo parlando: riuscire cioè a far cooperare in modo efficace gruppi di lavoro eterogenei, motivando i lavoratori

Come si vince la sfida del coordinamento?

Allora, ricapitolando: in gruppo possiamo funzionare meglio, ma questo non significa che qualsiasi gruppo di persone, in qualsiasi condizione, lavori meglio e ottenga migliori risultati. Come si vince, allora, la sfida del coordinamento?

Ci sono molti modi per rispondere a questa domanda. Quello che riscuote il credito maggiore si chiama “Hyper Island Toolbox” (HIT), una Business School nata nel 1996 in Svezia, e successivamente approdata nel Regno Unito, in Brasile, Singapore, Nord America e Asia Pacifica. Una scuola che la CNN ha inserito nella lista di quelle più innovative al mondo.

Il principio di fondo del metodo HIT è semplice: si può stimolare la creatività individuale, aumentare la fiducia in sé stessi e nei colleghi di lavoro, e in questo modo migliorare la produttività di un team, superando con successo ogni ostacolo al coordinamento

Per riuscire a realizzare questo risultato, il metodo HIT unisce due fasi: 

  • la prima fase è di apprendimento. Attenzione però, non il classico apprendimento teorico. Tutto il contrario: l’apprendimento è interamente basato sulla pratica. Per cui, in sostanza, esiste un problema, si ragiona per trovare una soluzione, la si sperimenta applicandola, e se occorrono si introducono dei correttivi in corsa. 

  • la seconda fase dell’apprendimento è dedicata alla riflessione collettiva sull’esperienza vissuta dai partecipanti. Tutti ragionano su cosa è stato fatto, i punti di forza ma anche gli errori che sono stati commessi, e come si possono replicare i primi ed eliminare i secondi. L’obiettivo è chiaramente quello di trarre un insegnamento utile per essere replicabile in contesti diversi.

Nel corso degli anni il metodo HIT ha raccolto tanti casi di successo. Ve ne raccontiamo due:

  • Il primo è Spotify, il servizio di streaming che offre musica a 515 milioni di utenti attivi mensili, con un incremento del 22% su base annua. Il suo Product Manager, Danny Mallas, racconta che dopo l’esperienza a Hyper Island ha imparato a sviluppare la sua capacità di gestire stakeholder e partner per comprendere le loro esigenze e di negoziare miglioramenti e trovare modi per eccellere nelle esperienze vocali di Spotify.

  • Il secondo è Tukaka, un marchio di sostenibilità che aiuta il settore dell’ospitalità, noto per l’utilizzo di approcci tradizionali, a ridefinire l’impatto sulle persone e sull’ambiente. La fondatrice di Tukaka, Alexandra Herget, ha dichiarato che frequentare i corsi di Hyper Island le ha dato le chiavi giuste per ridisegnare in chiave sostenibile il business dell’ospitalità.

Cosa ci aspetta nel futuro dell’intelligenza collettiva?

Cominciamo da una notizia importante: nel 2021 Talent Garden ha acquisito la quota di maggioranza della Business School HIT, rafforzando così il proprio focus sulla digital education, che ha raggiunto in tal l’80% delle attività del gruppo.

Questa scelta ha un valore strategico importantissimo perché intercetta le due grandi sfide del futuro, una riguarda i lavoratori che ambiscono a rimanere competitivi e appetibili sul mercato del lavoro; l’altra interessa invece le aziende che intendono rimanere innovative, in crescita e capaci di attrarre i migliori talenti disponibili sul mercato.

  • A chi lavora, qualsiasi sia il livello di seniority, è richiesta sempre più la capacità di integrarsi e cooperare in gruppi di lavoro transnazionali e operanti in modalità ibrida. Questo significa doversi formare e aggiornare costantemente. L’indagine Global Talent Trends 2023 (che ha coinvolto 2.500 esperti delle risorse umane in 17 paesi di tutto il mondo) ha identificato nella formazione e aggiornamento delle competenze una delle priorità delle risorse umane a livello globale. 
  • Oltretutto la capacità di networking e cooperazione è fondamentale anche per la progressione della carriera. Secondo LinkedIn, il 70% dei professionisti assunti nel 2021 aveva un contatto nella propria azienda e l'80% dei professionisti considera il networking vitale per il successo della propria carriera.
  • Per le aziende, l’innovazione è il frutto di investimenti sulla trasformazione digitale (nel 2022 la spesa globale per la trasformazione digitale del business ha raggiunto gli $1,8 trilioni) ma anche della capacità di coordinare in modo convincente dipendenti, processi e strutture sempre più delocalizzati e ibridi.
  • Infine, non dimentichiamo le incredibili potenzialità che l’intelligenza artificiale può portare al lavoro e all’attività di impresa. Tra queste, c’è anche la capacità di migliorare i processi e semplificare il lavoro manuale (a condizione ovviamente che la forza lavoro e le imprese evolvano coerentemente).

La chiave per queste sfide? la digital creative business school Hyper Island, dove vengono insegnate le competenze digitali, con un focus sull’impatto che esse stanno avendo sulla leadership in diversi lavori. Ma soprattutto dove tutto il processo di apprendimento è basato sulla community. Le lezioni puntano a incoraggiare l’individuo a superare i suoi limiti, a collaborare dividendosi i compiti e unendo le forze. 

Articolo aggiornato il: 23 novembre 2023
Talent Garden
Scritto da
Talent Garden, Digital Skills Academy

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