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La rivoluzione dello Smart Working e le nuove sfide culturali delle aziende

La parola d’ordine in queste settimane nel mondo delle corporate è stata trasformazione, un continuo lancio nel vuoto per re-inventarsi, un continuo navigare a vista per virare velocemente all’occorrenza. Aziende di tutte le industry hanno ripensato alla propria proposizione di valore: dal mondo della moda con Armani che ha iniziato a produrre camici, all’industria dei beni di consumo con Fater SpA che ha iniziato a realizzare mascherine da donare alla protezione civile. Altre realtà hanno invece fatto leva sulla creatività e le tecnologie innovative per creare delle soluzioni a servizio delle comunità, stampando in 3d valvole salvavita o ancora trasformando maschere da snorkelling in respiratori. Ma quello che è cambiato drasticamente per tutte le aziende è soprattutto l’approccio al lavoro e ai processi, sperimentando cosa significhi essere smart. Lo Smart Working non è materia nuova nelle organizzazioni; eppure su questo concetto c’è ancora poca chiarezza. Si tende infatti a identificare questo fenomeno con il lavoro da remoto, ossia con lo svolgere le proprie attività di business usuali in un altro spazio dall’ufficio (sia esso la propria abitazione o uno spazio di co-working). In realtà, chi ha sperimentato il lavoro smart comprende che si tratta alla base di una nuova gestione manageriale che da un lato permette la flessibilità e autonomia delle persone nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare per lavorare, e dall’altro attribuisce a ciascuno una maggiore responsabilizzazione sui risultati di business. Anche i numeri parlano chiaro: da uno studio del Politecnico di Milano che ha analizzato per 9 mesi le performance degli  smart worker rispetto a un gruppo che lavora in ufficio, risulta che gli smart worker fanno in media 6 giorni di assenze in meno, riescono a rispettare meglio le scadenze e sono più efficienti. Non di meno, il 76% degli smart worker è soddisfatto del proprio lavoro, contro il 55% dei dipendenti che lavorano dall'ufficio. Sotto la superficie dello Smart Working c’è dunque una grande opportunità di contribuire a ripensare il lavoro del futuro, per avere realtà più produttive e agili, lavoratori più motivati e capaci di sviluppare i propri talenti e le proprie passioni e quindi di conseguenza avere un impatto sull’intera società. Per apprendere quindi le best practice di questo nuovo approccio al lavoro, possiamo guardarci intorno e scoprire realtà che già in passato hanno dovuto riorganizzarsi per rendersi più agili e autonomi. Nel mondo delle aziende possiamo ad esempio approfondire come team aziendali internazionali abbiano gestito il proprio lavoro. I gruppi di lavoro internazionali infatti, sono i primi che tendenzialmente hanno rivoluzionato il proprio modo di approcciare i progetti all’interno delle aziende.

5 insegnamenti dei team internazionali

1 | Focalizzarsi sugli obiettivi

Per lavorare in modo smart è essenziale farsi guidare nella progettazione e nella presa di decisioni dagli obiettivi del progetto. Mettiamo in discussione il nostro modo di lavorare senza timori: proviamo ad esempio a fare riunioni coinvolgendo solo coloro che sono funzionali all’obiettivo oppure a condividere le mail solo le persone realmente interessate a quella specifica comunicazione.

2 | Sfruttare la tecnologia

Gli strumenti tecnologici sono alla base della collaborazione, facilitano infatti la condivisione di contenuti e informazioni. Tendenzialmente però gli strumenti aziendali vengono utilizzati solo in piccola percentuale rispetto alle loro piene potenzialità; proviamo quindi ad approfondire i tool che abbiamo a disposizione per comprendere come utilizzarli al meglio (e.g.: guardando tutorial, user manual, etc.).

3 | Sperimentare sempre

Quando si approcciano progetti in team in modalità smart bisogna costantemente sperimentare, iterare e allinearsi. Come nel metodo scientifico, è necessario procedere a piccoli passi, prevedere delle retrospettive e condividere quanto appreso all’interno del team.

4 | Comunicare, comunicare, comunicare

Comunicare è la base di qualsiasi progetto condiviso. È necessario però prevedere dei momenti ad hoc di allineamento collettivo e dei canali appositi con delle regole precise per condividere le informazioni in modo organizzato.

5 | Empatizzare con i membri del team

Ciascun membro del team ha un proprio background che dobbiamo necessariamente tenere in considerazione. Nei momenti di retrospettiva, dedichiamo un momento per comprendere le esigenze di ciascuno (siano esse operative o emotive), in modo da fare una fotografia della salute del team. A lungo andare questa buona abitudine creerà team più aperti e collaborativi! Come aziende e come lavoratori, affrontiamo questo momento di trasformazione con vero spirito imprenditoriale, stimolando la nostra capacità di innovazione e creatività, sperimentando costantemente per continuare a crescere.
Articolo aggiornato il: 09 agosto 2023
Talent Garden
Scritto da
Talent Garden, Digital Skills Academy

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