Il futuro del design tra scalabilità e commodity: promesse, rischi e sfide
Più design, più design per tutti! Era questa la grande promessa di fine anni ‘10 nell’industria tech, nelle startup e nelle aziende: il design che assume un ruolo cruciale nelle strategie, che influenza l’esperienza utente, definisce la brand identity e decreta un successo commerciale. Flashforward al 2024: la promessa è diventa realtà.
Fin qui tutto bene, no? Sì, o quasi: il design ha funzionato così tanto da diventare anch’esso scalabile, alla stregua di una commodity. In questo articolo capiamo vantaggi, rischi e promesse del design del futuro, tra design system e AI.
Il design come commodity: il late stage della UX
Il 2024 è stato battezzato da UX Collective come il “late stage della UX”. Ovvero una fase di maturità avanzata con pratiche e principi ormai ben compresi e accettati, e trend e fenomeni come l’automazione e la commoditizzazione.
Su questa parola vale soffermarsi: il design ha raggiunto un livello di standardizzazione e accessibilità tale da essere percepito come un bene facilmente replicabile e disponibile a tutti. Appunto: una commodity.
Nel report di UX Collective di quest’anno la commoditization è raccontata così: la scalabilità che supera la differenziazione e anche il piacere di fare design. Già ti sento fare “gulp”. Ecco perché dobbiamo tuffarci nei vantaggi e nei rischi di questo fenomeno.
Più veloce, più sicuro, più uniforme. I vantaggi della democratizzazione del design
Il design come commodity è a tutti gli effetti una trasformazione con diverse conseguenze positive nel campo del design. La diffusione di strumenti e piattaforme online come Figma e Canva hanno permesso a tante persone, professionisti o meno, di creare UI di alta qualità e hanno reso il processo di progettazione più democratico in termini di efficienza, costo e accesso.
Ma vediamo da vicino ciò che di buono ha portato.
Interscambiabilità e standardizzazione
I design sono diventati facilmente interscambiabili, con interfacce che condividono elementi e UI e spesso appaiono simili, perché creati con gli stessi strumenti e template.
Questo porta a una standardizzazione del processo di design, con soluzioni di design che seguono gli stessi principi e paradigmi e riducono la necessità di personalizzazione e libertà creativa. E questo ci porta direttamente ai Design System.
Accelerazione dei processi creativi
La standardizzazione e la scalabilità dei processi di design garantiscono prevedibilità e sicurezza. Ecco spiegato la necessità di Design System e di altri sistemi di automazione che forniscono linee guida e componenti pronti per l’uso.
Il design delle interfacce deve scalare così come scalano le aziende: e un design radicalmente commoditizzato aiuta a ridurre tempo e costi dei processi di progettazione e sviluppo. C’è un però… la velocità non deve compromettere la qualità del design o l’accessibilità dei prodotti.
Ed è per questo che l’automazione può mettere a disagio chi fa design, facendo sorgere una domanda da 100 milioni di dollari: come possiamo giustificare il nostro valore ora che il lavoro è reso una commodity? Come trovare un equilibrio che permetta di risparmiare sui costi senza compromettere l’originalità del design?
Non è tutto design quel che luccica. Il rischio commodity per il valore creativo
In questo splendido quadro si inserisce, come un colpo di fioretto in un incontro di scherma, il talk di Cameron Workboys a Config 2024, la conferenza sul design organizzata ogni anno da Figma.
Workboys, designer di Cash app e già a Wise, evidenzia come la pressione a creare prodotti in modo veloce e a basso costo possa avere un impatto negativo sul valore percepito di chi fa design, la creatività - limitata con l’uso diffuso di template e pratiche comuni - e sulla capacità di fare innovazione.
Insomma, Workboys la tocca pianissimo. E parla anche di promesse mancate dei Design System, arrivando a perle come “Cohesion is coming at the cost of commoditization”: ovvero come la standardizzazione assicura che tutte le parti e sezioni di un prodotto abbiano lo stesso look and feel, ma anche che troppa coesione può portare a una mancanza di espressione creativa, che sia un’opportunità mancata.
Il suo consiglio? I Design System devono consentire più variazioni per riflettere l’unicità del marchio dell’azienda. E chi fa design deve essere consapevole dei limiti di questi sistemi e usarli secondo il proprio giudizio.
Un design con UI “production ready”. Sì, ma a quale costo per l’accessibilità?
Una ulteriore stilettata la dà Hidde de Vries, front-end developer, che discute di come V0, prodotto di Vercel capace di generare codice per UI “production ready” abbia in realtà enormi problemi di accessibilità.
Oltre a limitare l’innovazione di un design, la standardizzazione può portare a progettare prodotti ableisti, ovvero che non tengono conto di esigenze e capacità di persone con disabilità (all’incirca il 15-20% della popolazione mondiale secondo l’Organizzazione Mondiale della salute).
La commoditizzazione del design rischia quindi di escludere una parte importante della popolazione e di creare prodotti non fruibili da tutti. E fa venire meno quell’enorme principio di design inclusivo e human-centered.
Il futuro per il design, le sfide per noi designer
Parliamoci chiaro: l’interfaccia per noi gente del design non è mai stato il campo su cui portare avanti battaglie. Sin dall’inizio del nostro percorso, ogni volta che facevamo design era per un motivo ben più alto: avere un impatto significativo sulla vita delle persone.
E se la commoditizzazione risolve i problemi all’interno della UI, noi designer dovremmo volgere il nostro sguardo altrove. Dovremmo concentrarci su problemi più profondi come la complessità dei sistemi, quanto il marchio entra in relazione con le persone, quali percorsi utenti possono favorire l’accessibilità e l’inclusione.
In una parola: dovremmo fare strategia. Sempre di più si parla di come le figure di senior designer dovrebbero conoscere le basi del marketing e del business per comunicare il valore del design. Forse stai storcendo il naso, ma anche questo è un modo per andare oltre la commoditizzazione e combattere l’andante che noi designer tanto odiamo: “abbiamo sempre fatto così”. Il futuro ci mette alla prova. Proviamo il nostro valore.