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Negli ultimi anni, l’hybrid design è diventato un tema di tendenza. È un po’ come un ospite inatteso che arriva e cambia le regole del gioco. Con l’aumento di esperienze digitali sempre più complesse, le classiche barriere tra user experience (UX), design dell’interfaccia (UI) e sviluppo tecnico stanno iniziando a sgretolarsi e a sembrare solo un lontano ricordo. Oggi, la sfida è quella di fondere estetica, funzionalità e tecnologia in un flusso armonioso, dove tutto scorre senza intoppi (e magari anche più velocemente).

In questo articolo, partiamo dalla teoria e arriviamo anche alle questioni concrete concentrandoci su tre aspetti chiave dell’hybrid design: la progettazione sistemica, la gestione della complessità tecnologica e le responsabilità etiche.

 

Hybrid design: definizione e contesto

A prima vista, l’hybrid design potrebbe sembrare solo un tentativo di abolire la separazione tra design e sviluppo. In realtà è molto di più. Ci piace pensarla come una filosofia che, a seconda di chi la interpreta, assume sfumature anche molto diverse. In parole semplici, si può dire che l’hybrid design è la capacità di pensare in modo olistico, integrando creatività e tecnica in un’unica visione progettuale.

In un contesto digitale sempre più frammentato, dove i team possono essere mastodontici o ridotti all’osso, la vera sfida per chi fa design è creare esperienze fluide e adattabili, capaci di funzionare senza intoppi su una moltitudine di dispositivi, piattaforme e ambienti. Non basta più saper disegnare una bella interfaccia. Secondo l’hybrid design, chi si occupa di design deve anche muoversi con grande disinvoltura dietro le quinte: capire i meccanismi che collegano il front-end al back-end, gestire i flussi di dati e orchestrare le interazioni con API.

Un esempio lampante sono le progressive web apps (PWA). In questo contesto, un design modulare deve adattarsi dinamicamente alle prestazioni del dispositivo, senza compromettere l’esperienza visiva o funzionale. È come una coreografia digitale: tutto deve muoversi in perfetta armonia, anche quando palcoscenico, costumi e dialoghi cambiano in continuazione.

 

Architettura dei sistemi: dal dettaglio alla visione d’insieme

Allora diciamolo chiaramente: con l’hybrid design, il ruolo del designer si trasforma in architetta o architetto digitale. Non si tratta più solo di mettere insieme interfacce piacevoli, ma di abbracciare la complessità di un sistema intero, progettando interazioni che siano non solo visivamente accattivanti, ma anche performanti e scalabili

Per riuscirci, chi fa design deve saper parlare la stessa lingua di sviluppatori e ingegneri: conoscere le logiche di programmazione, masticare HTML, CSS e JavaScript e avere anche un'infarinatura di architetture basate su API e integrazioni tra servizi. Quindi per chi fa design comprendere l’infrastruttura dovrebbe essere la nuova norma, non una rarità.

Ma come si concretizza questo ruolo da stratega dei sistemi? Immagina di lavorare su un progetto di e-commerce di ultima generazione. La figura di designer non può limitarsi a creare una bella pagina prodotto o un flusso di acquisto intuitivo. Deve garantire che l’intera esperienza di navigazione sia così fluida da far sembrare che il sito legga nella mente dell’utente. E non è tutto! Deve anche integrare sistemi di pagamento, gestire ordini, assicurare la sicurezza delle transazioni e, ovviamente, ottimizzare l’esperienza utente per ridurre l’abbandono del carrello. Se tutto funziona come deve, il risultato è una conversione da applausi.

In poche parole, hybrid designer è sinonimo di problem solver multidisciplinare: capace di immaginare soluzioni micro per migliorare le interazioni quotidiane e, allo stesso tempo, avere una visione strategica del prodotto nel suo complesso.

 

Sinergie tra design e integrazioni web: un dialogo necessario

Uno degli aspetti più cruciali dell’hybrid design è la sinergia tra design e integrazioni web. In un team tradizionale, queste aree erano spesso trattate come compartimenti stagni. Oggi questo approccio non è più sostenibile. La complessità tecnologica richiede che chi fa design abbia una conoscenza approfondita di come le sue scelte influenzano il codice, e viceversa. Perché la performance di un sito o di un’app è direttamente legata alle scelte progettuali. Solo per fare un esempio: il peso delle immagini, la gestione dei file CSS e JS, e la loro ottimizzazione incidono non solo sulla velocità di caricamento, ma anche sulla SEO e sull’esperienza complessiva.

Le integrazioni web sono spesso guidate da API che permettono di collegare sistemi differenti tra loro. Il designer deve quindi tenerne conto, anticipando collegamenti dinamici, gestione dei dati in tempo reale, e funzionalità che devono rispondere in modo immediato agli input degli utenti.

Tutto questo senza dimenticare un approccio centrato sull’utente. Gestire la complessità significa prendere decisioni ponderate su quali funzionalità mostrare, quali nascondere, e come ottimizzare l’esperienza. La semplicità è complessa da ottenere, ed è proprio qui che l’hybrid designer deve brillare: rendere invisibile la tecnologia, lasciando che l’utente si concentri solo su ciò che realmente importa.

 

Etica e responsabilità nel hybrid design

Con l’aumento della responsabilità progettuale, chi si occupa del design si trova anche di fronte a questioni etiche significative. Il potenziale di manipolare il comportamento degli utenti attraverso pattern oscuri, la raccolta eccessiva di dati o la progettazione di sistemi che incoraggiano l’uso compulsivo delle piattaforme sono tutte questioni critiche. L’hybrid designer deve quindi fungere da custode dell’etica, e la sfida adesso non è più confinata alla sola interfaccia, ma include la responsabilità verso l’intero ciclo di vita del prodotto digitale.

Le soluzioni devono essere fruibili da un pubblico più ampio possibile che include anche utenti con disabilità. Questo vuol dire adottare pratiche di design che prendono in considerazione diverse esigenze e contesti d'uso, dalla navigazione tramite tastiera alla compatibilità con lettori di schermo. 

La sostenibilità è un'altra dimensione etica importante. L'hybrid designer deve considerare l'impatto ambientale delle proprie scelte progettuali. La progettazione di esperienze digitali efficienti dal punto di vista energetico e l'ottimizzazione delle risorse sono passi fondamentali per ridurre l'impronta ecologica dei prodotti digitali. 

E ovviamente la responsabilità etica del designer si estende anche alla trasparenza nei confronti degli utenti. Ovvero: essere chiari nelle pratiche di raccolta dei dati, adottare una comunicazione onesta riguardo alle funzionalità e alle limitazioni dei prodotti e scegliere un design che rispetta le preferenze degli utenti.

Articolo aggiornato il: 22 ottobre 2024
Talent Garden
Scritto da
Talent Garden, Digital Skills Academy

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